Camera, governo sotto due volte

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ROMA — La maggioranza ha provato a limitare i rischi, rinviando a fine novembre molte votazioni spinose, ma ieri il governo è stato battuto altre due volte, la 93esima e la 94esima, alla Camera. È successo quando l’Aula ha approvato (275 favorevoli, 272 contrari) una mozione dell’Idv sul salvataggio dell’Irisbus di Avellino e ha bocciato un testo del Pdl (281 no, 280 sì) in difesa del decreto di agosto che ha ridimensionato gli indennizzi assicurativi per le vittime degli incidenti stradali. Il centrodestra è andato sotto nonostante il governo schierasse in Aula una pattuglia di ministri e sottosegretari (in missione, tra gli altri, Berlusconi, Bossi, Maroni, Romani, Frattini, Brambilla, Mantovano). Ma alla fine le assenze (Alfano, Bernini, Baccini, Osvaldo Napoli, Prestigiacomo, Valentino Valentini, Micciché, Gaglione, Barbareschi e altri, oltre a Gava e Mistrello Destro che non hanno votato l’ultima fiducia) sono state davvero troppe, anche se l’indiziato numero uno nel campo dei malpancisti del Pdl, Claudio Scajola, era regolarmente al suo posto quando il governo è stato battuto per la seconda volta.
Così, dopo il doppio incidente per la maggioranza, Pier Ferdinando Casini (Udc) ha azzardato che «in Parlamento sta maturando qualcosa» mentre il segretario del Pd Pierluigi Bersani ha usato l’ironia: «Andare sotto un paio di vote al giorno leva il medico di torno… Comunque non reggono più». Eppure né Casini né Bersani avevano contezza a quell’ora della dichiarazione quanto meno minacciosa di Umberto Bossi: «Che bisogno ho io di fare un patto. È un’invenzione. Il giorno in cui io non dò più i voti a Berlusconi si va alle elezioni. Ho il coltello dalla parte del manico». Ma quando, eventualmente, staccare la spina? «Questo non ve lo dico».
La giornata era iniziata con una ritirata tattica della maggioranza in attesa di tempi migliori. Dopo la conferenza dei capigruppo, infatti, è sparito dal calendario di novembre il ddl sulle intercettazioni e si è dissolta anche la riforma dell’articolo 81 (pareggio di bilancio in Costituzione) mentre la modifica dell’articolo 41 della Costituzione (libertà  d’impresa) e il ddl sul divieto di indossare il burqa sono slittati al 21 novembre. E anche al Senato, la maggioranza ha messo la sordina: per questo la capigruppo non ha calendarizzato («per ora», ha comunque precisato il sottosegretario Giacomo Caliendo) il processo breve che la maggioranza spera di approvare a fine novembre, in tempo dunque per mandare in prescrizione il processo Mills.
Tuttavia, nonostante la bonifica del calendario, la Camera ha continuato a votare sulle mozioni. La prima vittoria per l’opposizione (aiutata da Iannaccone e Pugliese di Noi Sud) è arrivata con il testo di Di Pietro sull’Irisbus di Avellino che «impegna il governo a stanziare 700 milioni di euro per i prossimi due anni più 600 nel 2014 per il rinnovo del parco autobus della Campania». Poi è stata respinta la mozione Valducci (Pdl) sugli incidenti stradali che era stata accolta dal governo. Un vero smacco per la maggioranza anche perché l’esecutivo ha dato, per errore, via libera alla mozione di Pino Pisicchio (Api), una fotocopia di quella bocciata del Pd, che impegna il governo a ritirare il decreto con cui si è ridotto del 50% gli indennizzi per le morti causate da incidenti stradali e del 38% per quelli con i feriti. Francesco Boccia (Pd): «È evidente che il governo si è sbagliato ma ora deve ritirare il decreto con cui il 3 agosto si è fatto un grosso regalo alle assicurazioni».


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