Una narrazione dopo la grande trasformazione

Loading

In primo luogo, l’assenza di un finale consolatorio, dove tutto torna al suo posto, ripristinando l’ordine sociale che il «crimine» aveva fatto deflagrare. Già  questo era presente nell’hard-boiled, ma con il noir viene meno la differenza tra bene e male, visto che mette in evidenza come il crimine, meglio la criminalità  organizzata abbia stabilito un patto di ferro con l’attività  economica legale e il sistema politico. Carlotto fa bene ad evidenziare come il noir possa essere considerato la mutazione letteraria del giornalismo investigativo, sottolineando così il venir meno del ruolo critico svolto dai media nei confronti del potere. È però questa vocazione politica del noir che sembra far scandalo, come testimonia un intervento pubblicato su «Lettura», l’inserto culturale del Corriere della Sera, firmato da Guido Vitiello (http://lettura.corriere.it). In quell’articolo viene stigmatizzata la tensione, la dimensione, appunto politica, del noir, sostenendo che il suo obiettivo di «narrare il reale» sia solo un vezzo ideologico. L’invito a spogliare il noir della sua politicità  è in nome della solita e quest sì ideologica retorica sulla fine delle grandi narrazioni, evocando George Simenon e Agatha Christie quali esempi di gialli senza grandi pretese. Quasi, appunto, che il crimine si limiti al maggiordomo che uccide per chissà  quali futili motivi.


Related Articles

La scena aperta degli intermittents

Loading

Francia. La protesta dei lavoratori precari dello spettacolo continua. Dopo la firma dell’accordo, gli occhi di tutti sono puntati al 4 luglio, data di inizio del Festival di Avignon

Karl e Sidi, gli ultimi giorni della felicità 

Loading

Per Karl Kraus il Parco di Janovitz, separato dal mondo da «un muro dove si posa il cielo», era il paradiso, Vienna l’inferno. Là , nella splendida proprietà  dei baroni Nà¡dhernའvon Borutin, non lontana da Praga, tra lillà  in fiore, faggi, abeti, piccoli corsi d’acqua che sfociano in uno stagno solcato da cigni, tutto era perfetto, incorrotto, tutto era poesia e magia, mentre nella capitale dell’Impero austro- ungarico dilagavano irrimediabilmente corruzione, stupidità , pregiudizi, ipocrisia, doppia morale.

“Spy and the City” tutti i caffè degli 007

Loading

Manhattan da 70 anni la capitale dello spionaggio Lo rivelano i libri di due consulenti di Fbi e Cia Il rifugio preferito è la folla, come quella dei viaggiatori sempre in ritardo che si muovono nelle stazioni Le sue vie sono anche il luna park nel quale gli uomini inviati a corrodere l’America rischiano di innamorarsene  

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment