Sotto ai manganelli della polizia c’è la parte più bella del paese

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Che tutti noi avremmo avuto un «kit di resistenza » fatto di latte, limone, aceto, maschere antigas, maschere subacque e crema antiscottatura. Che «un curdo, un musulmano anticapitalista e un nazionalista che preparano panini tutta la notte nel garage di un lussuoso albergo» non era una barzelletta ma la realtà. Che avremmo visto i tifosi del Besiktas, del Galatasaray e del Fenerbahçe abbracciati cantare insieme. Che con i nostri reggiseni in faccia per proteggerci dai lacrimogeni avremmo gridato «Sparate ancora che fa bene alla pelle!». Che avremmo giocato a tennis con le pallottole dei lacrimogeni. Che in tre minuti – ripeto, tre minuti – saremmo stati capaci di creare catene umane di decine di metri per spegnere incendi, portare medicinali, coperte, panini. Che dopo anni e anni di incomprensioni, separazioni e disinformazione ci saremmo guardati in faccia senza pregiudizi. E che tutto questo lo avremmo fatto senza alcun leader, avrei riso a crepapelle per ore, ore ore ore ore e ore.
(attrice turca)


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 Se sei un monarca assoluto, è certo più facile appoggiare le Primavere arabe e la libertà  di espressione altrove, anziché in casa tua. Come nel caso del Qatar. Con le sue immense riserve di gas naturale, il piccolo stato del Golfo ha dato appoggio finanziario, militare, diplomatico e televisivo (tramite Al Jazeera) a rivolte che hanno rovesciato quattro regimi — in Tunisia, Egitto, Libia e Yemen.

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