La rivolta delle partite Iva: «Non siamo bancomat dello Stato»

La rivolta delle partite Iva: «Non siamo bancomat dello Stato»

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Annun­ciano «forme di pro­te­sta non con­ven­zio­nali» con­tro l’aumento dell’aliquota con­tri­bu­tiva per le par­tite Iva iscritte alla gestione sepa­rata, una delle norme più ini­que sta­bi­lite dalla riforma For­nero delle pensioni.

Per il terzo anno con­se­cu­tivo l’associazione dei free­lance Acta, l’associazione Alta Par­te­ci­pa­zione e Con­fas­so­cia­zioni non chie­dono solo di arre­stare la corsa dei con­tri­buti dall’attuale 27,72% al 29,72% nel 2015 e al 33,72% entro il 2019, ma di ridurre l’aliquota pre­vi­den­ziale al livello di arti­giani e com­mer­cianti (24%)e modi­fi­care radi­cal­mente la nuova ver­sione dei regimi dei minimi. «Se la legge di sta­bi­lità non verrà cam­biata — scri­vono Angelo Deiana (Con­fas­so­cia­zioni), Andrea Dili (Alta Par­te­ci­pa­zione) e Anna Soru (Acta) — sarà por­tato a com­pi­mento un dise­gno che spin­gerà fuori dal mer­cato del lavoro cen­ti­naia di migliaia di free­lance, pro­fes­sio­ni­sti e lavo­ra­tori della conoscenza».

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Leggi: Gio­vani, par­tite iva e free­lance: niente bonus 80 euro e tasse triplicate

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Per le tre asso­cia­zioni il governo Renzi ha pre­pa­rato una gigan­te­sca trap­pola per tutte le figure del lavoro indi­pen­dente, pro­prio quelle che più volte ha cele­brato come i «cam­pioni» dell’innovazione, delle start up e delle «nuove pro­fes­sioni». Una con­trad­di­zione poli­tica di primo piano cre­sciuta di mese in mese, e annun­cio dopo annun­cio. La revi­sione del regime age­vo­lato per le par­tite Iva under 35 i minimi com­por­terà per gli auto­nomi e i pro­fes­sio­ni­sti una stretta dram­ma­tica sui ricavi già ridotti all’osso e un incre­mento tri­plo del pre­lievo fiscale.

Per dare un’idea: con un com­penso lordo medio di 18.640 euro, il red­dito netto di una par­tita Iva iscritta alla Gestione sepa­rata Inps sarà di 8.679 euro annui, 723 euro al mese. Dopo tasse e con­tri­buti, in tasca a que­sti lavo­ra­tori restano oggi 515 euro. Con l’aumento dei con­tri­buti e delle tasse, que­sto red­dito dan­neg­gerà ulte­rior­mente i nuovi poveri con la par­tita Iva.

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Leggi: I nuovi poveri sono gli auto­nomi con la par­tita Iva

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Gli auto­nomi, come i pen­sio­nati e i pre­cari, sono stati inol­tre esclusi dalla pla­tea a cui il governo Renzi ha ero­gato il bonus Irpef da 80 euro. Una deci­sione che ha creato una discri­mi­na­zione ulte­riore e pre­mia invece le imprese tra­di­zio­nali (con il taglio dell’Irap), oltre che gli arti­giani e i com­mer­cianti che bene­fi­ce­ranno della riforma dei minimi. «È para­dos­sale — sosten­gono Deiana, Dili e Soru che il lavoro auto­nomo e pro­fes­sio­nale divenga il ban­co­mat dello Stato, spin­gendo sotto la soglia di povertà intere gene­ra­zioni di lavo­ra­tori indipendenti».

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Leggi: Free­lance bef­fati e tar­tas­sati dal nuovo regime dei minimi

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Con una riforma del lavoro basata sulla dere­go­la­men­ta­zione del lavoro dipen­dente e una par­zia­lis­sima esten­sione degli ammor­tiz­za­tori sociali ai soli Co?.co?.pro, il governo «pro­pone per legge una scelta tra man­cata soprav­vi­venza e limiti della lega­lità» per i lavo­ra­tori autonomi.

All’appello ieri ha rispo­sto Cesare Damiano (Pd), pre­si­dente della Com­mis­sione Lavoro, che ritiene neces­sa­rio affron­tare il pro­blema durante il pas­sag­gio della legge di sta­bi­lità al Senato. Anche il Nuovo Cen­tro Destra pro­mette di dare bat­ta­glia per scon­giu­rare le pena­liz­za­zioni ai danni dei free­lance e dei pro­fes­sio­ni­sti. Dello stesso avviso è il sot­to­se­gre­ta­rio all’Economia Enrico Zanetti (Scelta Civica).



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