Ricostruita la dinamica dell’attentato di Barcellona. Caccia al terrorista fuggito

Ricostruita la dinamica dell’attentato di Barcellona. Caccia al terrorista fuggito

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BARCELLONA. Il protagonista del terzo giorno di indagini sugli attentati di Barcellona è Adbelbaki Es Satti, un marocchino di una quarantina d’anni che era stato dal 2015 fino a giugno l’iman della piccola località di Ripoll, a 100 km a nord di Barcellona e un passo dalla Francia. La stessa dove vivevano molti dei membri della cellula terroristica che avrebbe progettato e portato a termine gli attacchi terroristici di giovedì. La polizia catalana sospetta che non solo potrebbe essere la mente del gruppo, ma che potrebbe essere la vittima non ancora identificata sotto le macerie dello chalet di Alcanar, saltato per aria mercoledì notte, e dove, secondo le ipotesi dei Mossos, si stava preparando del potente esplosivo per un attentato più sanguinario.
Ieri, alla ricerca di indizi e di tracce organiche per estrarne il Dna, è stato perquisito a fondo il suo appartamento, che aveva misteriosamente lasciato a giugno, dicendo che sarebbe tornato qualche mese in Marocco. Sembra che il suo compagno di casa abbia detto di averlo visto l’ultima volta martedì. La polizia proverà a confrontare il Dna ricavato con quello dei resti organici, irriconoscibili, del secondo cadavere di Alcanar.

Il secondo uomo che è stato al centro delle indagini di ieri è il 22enne marocchino Younes Abouyaaqoub, che non risulta né tra i terroristi uccisi, né tra gli arrestati, al contrario di quanto detto in precedenza dalle autorità. È lui ora a essere sospettato di essere l’autore materiale della strage sulle Ramblas: avrebbe pagato con la sua carta di credito contemporaneamente sia il furgone usato a Barcellona, sia quello – il cui uso non è stato ancora chiarito – trovato a Vic. Dopo la strage sarebbe corso via a piedi e, forse, approfittando del caos sarebbe riuscito a entrare nella vicina stazione della metro Liceu della linea verde, non ancora chiusa dalla polizia.

Dentro il furgone barcellonese sarebbe anche stato trovato il passaporto di uno dei terroristi uccisi a Cambrils, Mohamed Hichami. Questo furgone sarebbe stato invece affittato a Driss Oukabir, il primo degli arrestati che sostiene invece che gli siano stati rubati i documenti. Suo fratello Moussa, 17enne, e che si sospettava all’inizio guidasse il furgone, è anche lui fra i terroristi uccisi a Cambrils. Il terzo veicolo affittato, una Renault Kangoo, era a nome di Mohamed Houli, spagnolo nato a Melilla, l’unico sopravvissuto all’esplosione di Alcanar, anche lui in arresto.

L’altro mistero non ancora risolto è quello sull’uomo trovato morto nell’auto che aveva saltato il controllo di sicurezza sulla Diagonal di Barcellona. Si chiama Pau Pérez, e gli inquirenti lavorano sull’ipotesi che possa essere stato pugnalato, forse da uno dei componenti della banda terrorista per impossessarsi della sua auto. Sfuggito alla polizia, che lo ha inseguito per 3 chilometri, avrebbe abbandonato l’auto e il cadavere.
Ieri il ministro degli interni spagnolo ha anche confermato che si manterrà il livello 4 di allerta terrorista, perché il 5 implicherebbe un «rischio di attentato imminente» ed esercito per strada, e questa possibilità é stata scartata. Si è deciso però di rafforzare i controlli nelle zone con grande affluenza di persone, soprattutto quelle turistiche, e di migliorare la collaborazione con le polizie locali.

Mentre migliaia di barcellonesi si recavano nella sontuosa aula del Consell de Cent del comune per firmare il libro di condoglianze, anche la comunità musulmana ieri è scesa in piazza. Il Centro culturale islamico catalano ha riempito le Ramblas al grido di «Non in nome nostro». I musulmani in Catalogna sono circa 500mila. Il giorno prima una ventina di neofascisti che avevano manifestato nello stesso punto contro l’immigrazione e i musulmani erano stati mandati via dai barcellonesi di passaggio.
Ieri sera il numero di feriti ancora ricoverati era di 53, tredici dei quali in stato critico e 22 in stato grave.

FONTE: Luca Tancredi Barone, IL MANIFESTO



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