Europa: È uguaglianza di genere negli accordi commerciali dell’Ue

Europa: È uguaglianza di genere negli accordi commerciali dell’Ue

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Dopo la discussione di lunedì 12 in Plenaria a Strasburgo, ieri è stato approvato il Rapporto presentato da Malin Björk (Gue/Ngl, Svezia) ed Eleonora Forenza (Gue/Ngl, Italia) dal titolo «Gender equality in EU Trade agreements».
Una svolta notevole riguardante le politiche commerciali dell’Unione Europea che, fino a questo momento, non hanno quasi mai preso in considerazione i valori dell’uguaglianza di genere e sulla promozione dei diritti delle donne. Solo il 20% degli accordi commerciali, si legge nella sintesi del Rapporto, vi fa riferimento, mentre il 60% menziona in qualche modo le donne o vagamente questioni di genere.
«Il commercio non è neutro dal punto di vista del genere – si legge nelle motivazioni del Rapporto – e le politiche commerciali hanno effetti specifici in relazione al genere. Le relazioni del Parlamento europeo sull’attuazione delle raccomandazioni 2010 del Parlamento sulle norme sociali e ambientali, i diritti umani e la responsabilità delle imprese e sull’impatto del commercio internazionale e delle politiche commerciali dell’Unione europea sulle catene globali del valore hanno evidenziato la maggior parte delle questioni di genere connesse alla politica commerciale».
La stessa Eleonora Forenza non ha dubbi: «Questo rapporto – ha dichiarato – pone la questione di un cambiamento di rotta nella politica commerciale dell’Ue a partire da un punto di vista femminista» proprio perché «I diritti delle donne sono diritti umani fondamentali e non possono essere considerati mere barriere non tariffarie, come accade invece quando si proteggono più i diritti degli investitori che l’uguaglianza di genere, la giustizia sociale, i diritti del lavoro, gli standard ambientali».
I punti ottenuti sono infatti numerosi e importanti. Intanto tutti i futuri trattati commerciali dovranno includere un capitolo di genere su modello di quello incluso nel progetto pilota dell’accordo tra Chile-Uruguay e Chile-Canada.
I trattati commerciali dovranno promuovere e rendere vincolanti i diritti umani, l’uguaglianza di genere, gli ambienti e gli standard di lavoro. L’accesso all’acqua, i servizi sociali, l’accesso all’educazione e alla formazione, l’accesso alla salute, sessuale e riproduttiva non dovranno essere inclusi in trattative commerciali. Provvedimenti sulla Intellectual Property Rights, soprattutto quando riguardano medicine, perché non producano una limitazione di accesso alle cure, con una particolare attenzione alle differenti esigenze tra i generi. L’urgenza di ratificare la convenzione Cedaw. Insieme a questi molti altri, nelle 37 pagine del Rapporto che possono essere scaricate e visionate accedendo al sito del Parlamento Europeo.

FONTE: Alessandra Pigliaru, IL MANIFESTO



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