Atene, bomba il giorno prima della Merkel

Atene, bomba il giorno prima della Merkel

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BRUXELLES — I simboli contano, sempre. E ancor di più in tempi di crisi, di torbidi. Così ieri è stato un simbolo importante l’annuncio che la Grecia è tornata sui mercati finanziari internazionali dopo 4 anni di mortificante recessione, piazzando bene tutti i titoli di Stato che aveva offerto, e rispondendo a una domanda entusiastica da 20 miliardi di euro. Ma nello stesso giorno, all’alba, prima che ad Atene aprissero le loro porte il Tesoro e il ministero dell’Economia, è stato un simbolo importante — di ben altro genere — anche l’auto carica di tritolo o chissà cosa fatta esplodere vicino alla Banca centrale greca e agli uffici della Trojka, la commissione mista che unisce Ue, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale. Nessun ferito, pochi danni, due strane telefonate che mezz’ora prima avvisano un quotidiano e una testata web: cose già viste, fra l’altro, in azioni compiute da gruppi paramilitari o vicini ad apparati dello Stato. Ma intanto, chiunque sia il mittente, il messaggio ha raggiunto il suo probabile scopo: diffondere smarrimento, soprattutto a poche ore dall’arrivo (oggi) di Angela Merkel in visita di Stato, la seconda visita della cancelliera tedesca dopo quella che nell’ottobre 2012 incendiò le piazze ateniesi. Fra gli inquirenti, c’è già chi collega l’attentato all’ondata populista e anti-europea che sta percorrendo un po’ tutti i Paesi. Perché gli obiettivi prescelti — la Banca centrale greca, o la Trojka — sono le istituzioni che ad Atene incarnano vantaggi e svantaggi dell’austerità, del fiscal compact, del rapporto con l’Europa. Le indagini ufficiali puntano soprattutto verso l’estrema sinistra e uno dei suoi capi: quel Christodoulos Xiros, leader del movimento «17 Novembre», evaso a gennaio e ritenuto responsabile di 23 omicidi. Nel mirino c’è anche un suo compagno di fede, Nikos Maziotis del gruppo «Lotta rivoluzionaria», anch’egli evaso e già autore di un attentato alla Borsa di Atene.
Ma si indaga pure nella direzione opposta, cioè verso l’estrema destra, che predica con un linguaggio assai simile contro i «vampiri della finanza internazionale», la Bce, e la ramazza sui bilanci auspicata da Angela Merkel. I rottami dell’auto esplosa erano ancora sulla strada, e il centro della città era ancora in stato d’allerta, quando sono arrivate le altre notizie, quelle buone, quelle dal mercato dei titoli. Una domanda da 20 miliardi, quasi un’ovazione internazionale verso la Grecia in via di guarigione. E un’offerta andata a buon fine: piazzati 7,5 miliardi di buoni annuali al tasso d’interesse dello 0,58%, e 3 miliardi di buoni quinquennali a un tasso del 4,95%. Un tempo si offriva il triplo, «infiocchettando» i titoli nella speranza (vana) di sedurre gli investitori internazionali.
Il primo ministro Antonis Samaras ha detto che «i mercati internazionali hanno manifestato in modo indiscutibile la loro estrema fiducia nell’economia greca, nel futuro della Grecia e nella capacità del nostro Paese di uscire dalla crisi prima del previsto». Per il vicepremier socialista Evangelos Venizelos il ritorno sui mercati è stato «un grande successo, ancora migliore che in altri Paesi come Irlanda e Portogallo». Si va verso la stabilizzazione: e forse è proprio questo il pensiero che ha mosso gli attentatori alla Banca centrale.
Luigi Offeddu



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