Auto di lusso e fabbriche fantasma:così in Italia spariscono fondi UE

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(La Repubblica, GIOVEDÌ, 23 FEBBRAIO 2006, Pagina 21 – Cronaca)

Auto di lusso e fabbriche fantasma così in Italia spariscono i fondi Ue

Il record delle truffe in Calabria Ma le indagini della Guardia di Finanza rivelano: i grandi predatori vengono dal Nord

ATTILIO BOLZONI
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ROMA – C´è chi li ha messi direttamente sul conto corrente e chi li ha trasformati in panfili o in auto d´epoca, qualcuno si è regalato quadri e gioielli, qualcun altro ha preso i soldi ed è scappato via. Un dentista di Cosenza li ha usati per comprare una Ferrari Testarossa, un imprenditore di Brescia li ha investiti in titoli di stato. Con i fondi europei, in Italia si può fare tutto. E se il record delle truffe alla Ue ce l´ha la solita Calabria, vengono però dal Nord i grandi predatori degli «aiuti a fondo perduto» che ogni anno escono dalle cassaforti di Bruxelles.
Nel 2005 ne abbiamo rubati tanti, più di quanto avevamo mai fatto prima: 341 milioni di euro, 240 incassati e più di 100 bloccati in extremis dalla Finanza che ha scoperto come alcuni gruppi organizzati tipo clan si muovono a caccia di sovvenzioni nelle regioni definite a «Obiettivo Uno», quelle con un reddito procapite inferiore alla media europea e che godono di particolari benefici fiscali. Come la Calabria per l´appunto, terra di rapina per improvvisati imprenditori locali e soprattutto per società lombarde o venete o emiliane specializzate nell´inseguire fondi e promettere posti di lavoro.
Basta presentare un progetto, avere buoni commercialisti e gli agganci giusti al Ministero delle attività produttive o in qualche assessorato regionale e poi – con una serie di inghippi che gira e rigira sono sempre gli stessi – il contributo arriva di sicuro e la truffa può andare in porto.
Solo in Calabria e solo nell´ultimo anno sono state «indebitamente percepite» somme pari a 117 milioni e 825 mila euro. E´ quasi un terzo del «bottino» nazionale che fanno con i soldi di Bruxelles. Sono invece 81 i milioni di euro «congelati» a Catanzaro appena in tempo, tutti soldi che stavano per finire nelle tasche di qualche centinaia di truffatori.
Il numero magico è il 488, è la legge del ‘92 che prevede la richiesta «di finanziamenti a fondo perduto destinati all´avvio di nuove attività produttive». Se le carte sono a posto si può costruire o avviare qualsiasi cosa. Un´azienda per commercializzare protesi odontoiatriche oppure ortopediche, una fabbrica di cartone o di montature per occhiali, uno stabilimento per la lavorazione di cornici o di jeans o di prosciutti, un oleificio, un pastificio, una distilleria. Qualche mese fa, dalle parti di Amantea i finanzieri hanno sequestrato anche un impianto per la produzione di soia testurizzata, un surrogato della carne da esportare nei paesi del Nord Africa. Progetto industriale approvato, poi con i fondi ricevuti gli amministratori dell´azienda di carne finta hanno fatto il gioco delle tre carte e aumentato il capitale sociale.
Capita di tutto, in Calabria. C´è stato perfino un pool di imprenditori scesi da Brescia e da Ravenna che erano riusciti a farsi finanziare «attività» per oltre 50 milioni di euro. Alcuni dovevano produrre accessori per autoveicoli e dare posto a 122 dipendenti, con false perizie hanno acquistato vecchi macchinari spacciandoli per nuovi. In una delle loro aziende risultava assunto un operaio rispetto ai 20 previsti, nell´altra 12 su 102. Ma il capolavoro l´ha fatto un loro socio che aveva un´impresa in Brasile, sempre nel settore degli accessori auto. Ha preso i soldi e intanto 284 lavoratori della zona di Crotone aspettano una chiamata che non è mai arrivata, in località Vattiato c´è ancora in mezzo ai campi la «prima pietra» di uno stabilmento che nessuno ha mai visto. C´è stata la famigerata «posa» e poi l´imprenditore è sparito.
«La situazione è veramente drammatica», racconta il colonnello Cesare Nota Cerasi, comandante del nucleo regionale della polizia tributaria della Guardia di Finanza di Catanzaro, l´ufficiale che bracca i cacciatori di fondi europei. Il colonnello è un esperto della materia, da quattro anni indaga sulle truffe Ue scoprendone sempre di nuove e sempre più sofisticate. Dice: «Sono tantissime, molte organizzate da gente del posto che si inventa una qualunque attività produttiva per spillare contributi. Ma i colpi più grossi li mettono a segno gli imprenditori del Nord che calano in Calabria, regione che gode dell´Obiettivo Uno, per rastrellare denaro e portarselo via». E spiega ancora il colonnello: «Quelli del Nord hanno una cultura imprenditoriale diversa, hanno un metodo più scientifico, si servono di banche e di studi associati, così riescono a ottenere una grande quantità di fondi».
Per fronteggiare le truffe c´è un nucleo di fiamme gialle che si è acquartierato al ministero delle Attività produttive, poi la Finanza ha fatto un accordo con la Regione Calabria per costituire una «banca dati» e prendere visione di tutte le richieste di finanziamenti disciplinate dalla legge 488 e di tutti i contributi realmente concessi. Il resto è affidato alle indagini dei finanzieri del colonnello Nota Cerasi.
Le investigazioni però sono lunghe, a volte anche complicate. Un´inchiesta cominciata nel 2002 è finita nel 2005, più di 80 milioni di euro chiesti e ottenuti da quattro società, 6 professionisti di Cosenza e di Vicenza arrestati e altri 13 indagati per truffa e malversazione. Tutti insieme – e con la complicità di un funzionario di banca – avevano fatto transitare i soldi presi da un conto corrente all´altro. E le false fatture se la facevano arrivare dalla Svizzera e dal Principato di Monaco. Invece di realizzare pannelli fotovoltaici come avevano assicurato, in un paio di depositi tra Spezzano Albanese e Montalto Offugo i finanzieri hanno trovato 55 auto e 15 moto. Ce n´erano di tutti i tipi. Da una Ferrari Testarossa di colore giallo a una Formula Uno, da una mezza dozzina di sidecar a uno yacht. Società miste, italiani del nord e italiani del sud, nello stesso mucchio e con lo stesso obiettivo: i fondi europei. Ci sono soldi che piovono da tutte le parti in Calabria. Dal 2000 ad oggi sono arrivati complessivamente 1 miliardo e 994 milioni solo con la legge 488 e solo per industria e commercio e turismo. Ci sono poi i «contratti d´area», ci sono poi i «patti territoriali», ci sono le «sovvenzioni globali».
Piovono dappertutto e pioveranno ancora fino al 2013. C´è anche una vecchia legge che offre contributi alle aziende per rinnovare o aumentare il numero di automezzi: su 48 società calabresi che sono state controllate nell´ultimo anno i finanzieri hanno riscontrato per il momento «palesi irregolarità» in 22. Quasi il cinquanta per cento.
Un capitolo a parte è quello di Gioa Tauro e della sua piana. Per i soldi già incassati, lì dovrebbero esserci già 57 stabilimenti in funzione e oltre 1600 operai al lavoro. Di fabbriche ce ne sono 6 e di operai nemmeno 200.

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