CPE. Milioni in piazza, scontri a Parigi. Sarkozy incontra i sindacati

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(da La Repubblica, MERCOLEDÌ, 05 APRILE 2006, Pagina 16 – Esteri)

Francia, nuova prova di forza

Milioni in piazza, scontri a Parigi. Sarkozy incontra i sindacati


Villepin sprofonda nei sondaggi. I socialisti: “Il Paese ha due premier“
Si cerca il compromesso: chiudere la crisi sui “Cpe“ salvando la faccia del governo

L´allarme degli industriali: dopo la rivolta delle banlieues l´economia non reggerà un nuovo colpo

di Giampiero Martinotti

PARIGI – La scommessa era rischiosa ma l´hanno vinta: sindacati e studenti sono riusciti a riportare in piazza una folla eccitata, combattiva, variopinta. Una marea umana, come la settimana scorsa.
Centinaia di migliaia di persone, in maggioranza giovani, galvanizzate dall´idea di una vittoria a portata di mano. Il potere politico ha cominciato a cedere di fronte all´urto della contestazione, i manifestanti cominciano a credere a una soppressione pura e semplice del Cpe, il contratto di primo impiego. Oggi i sindacati ripeteranno la loro richiesta ai capigruppo parlamentari dell´Ump, che hanno rimpiazzato il governo, con la regia di Nicolas Sarkozy, nel difficile compito di trovare una via d´uscita dalla crisi.
Due immagini riassumono la giornata di ieri. Da un lato, i manifestanti quasi ubriachi di felicità nel vedersi così numerosi in tutto il Paese: tre milioni secondo i sindacati, un milione secondo la polizia, le stesse cifre di otto giorni fa. Dall´altro, Dominique de Villepin sbeffeggiato dall´opposizione socialista, ancora pugnace, ma difeso da pochi fedelissimi e lasciato solo dalla sua maggioranza. La piazza e il primo ministro sono stati per settimane i protagonisti di un lungo braccio di ferro, che ha visto i dimostranti prendere il sopravvento e il capo del governo sprofondare nei sondaggi. Gli ultimi sono disastrosi: il 64 per cento dei francesi ha una cattiva opinione di Villepin, il 45 per cento vorrebbe le sue dimissioni.
Nelle strade francesi si sono riviste scene ormai ben conosciute, si sono sentiti slogan familiari e si è assistito ai soliti incidenti, sia pur non troppo gravi. Gruppi di giovani hanno lanciato pietre e bottiglie contro gli agenti, i quali hanno risposto con i gas lacrimogeni. Centinaia i ragazzi fermati.
Il successo è comunque sotto gli occhi di tutti e poco contano le scarse adesioni agli scioperi: i disagi nei trasporti sono stati poco significativi, nel settore privato le fermate sono state simboliche. Ma in Francia è quasi una tradizione: le astensioni del lavoro sono relativamente poco seguite, il che non impedisce manifestazioni imponenti. Ed è sul numero dei dimostranti (e sui sondaggi) che i sindacati creano il rapporto di forza nei negoziati. Nell´incontro di oggi saranno i sindacalisti a tenere il coltello dalla parte del manico. Il segretario della moderata Cfdt ha già avvertito: «Si vede che il governo e i politici stanno cedendo, bisogna andare fino in fondo».
Sarkozy e il suo partito s´interrogano sulla strategia da seguire, si chiedono se il Cpe vada abrogato o profondamente cambiato. Cedere su tutta la linea può irritare l´elettorato di destra, prolungare la crisi scontenta il Paese che chiede un ritorno alla normalità, i genitori che temono di veder compromesso l´anno scolastico. Solo l´ex premier Edouard Balladur ha ammesso «la morte» del Cpe, nessun altro vuol ammetterlo. Ma la crisi politica è profonda e apre nuove prospettive alla sinistra.
La seduta parlamentare del martedì, dedicata alle interrogazioni dei vari gruppi, è stata particolarmente movimentata. Villepin è andato sabato al cinema a vedere Capote, mentre Sarkozy telefonava ai sindacalisti, e il capogruppo parlamentare socialista glielo ha perfidamente ricordato: «Lei è a Matignon ma non governa più, detiene l´apparenza del potere ma non lo esercita più. E´ quel che si chiama una crisi di regime, con due primi ministri e un esecutivo che in piena tempesta abbandona i suoi poteri a un partito politico». Una situazione ingarbugliata da cui la maggioranza non sa ancora come uscire.
Gli imprenditori, dal canto loro, chiedono di far presto: secondo la presidente della Confindustria, la crisi, dopo quella delle banlieues, può «mettere in pericolo l´economia».

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L´INTERVISTA

Il sociologo Touraine: “Un neolaureato ha prospettive peggiori dei genitori. È un cambio epocale“

“I giovani spaventati dal futuro la protesta diventerà più dura“

Questo movimento gode di un ampio consenso. È una presa di coscienza generale, che attraversa classi sociali e categorie di lavoratori

Mi oppongo all´idea secondo cui dovremmo allinearci al modello cinese. Il predominio dell´economia non è una fatalità, lo Stato difenda il suo ruolo

di ANAIS GINORI

PARIGI – «Quei giovani che sfilano hanno paura. Vedono le loro prospettive di vita in caduta libera. E hanno ragione, anche io temo per il loro futuro. La protesta non potrà che peggiorare».
Ora tutti sostengono che in Francia è impossibile fare riforme.
«Sono stato fra i primi a denunciare l´incapacità dei francesi a negoziare. Ma in questo caso mi sento di dare ragione ai manifestanti. Non ne posso più delle critiche che piovono sul nostro paese».
Alain Touraine è esperto in movimenti sociali e ha spesso criticato sindacati e corporazioni, freno all´evoluzione della Francia. La novità adesso è che il famoso sociologo simpatizza con i ragazzi che scendono in piazza contro il Cpe.
Perché pensa che questa legge sia sbagliata?
«In realtà, mi sembra un capro espiatorio. Il Cpe non mi sembra peggiore di altri contratti destinati a far assumere più giovani. La maggior parte delle nuove assunzioni sono già precarie. E´ evidente che l´attuale crisi ha radici più profonde».
La paura nel futuro. Non è strano che un ventenne sia così spaventato dall´avvenire?
«E´ molto di più che strano: dal mio punto di vista è scioccante. Attualmente un giovane laureato ha prospettive di lavoro inferiori a quelle di suo padre, sa che rischia di vivere peggio dei suoi genitori pur avendo studiato di più. E´ qualcosa di epocale, che va contro la legge di natura, non succedeva da molte generazioni».
E´ per questo che nelle manifestazioni si vedevano molti genitori sfilare accanto ai propri figli?
«Questo movimento sociale gode di un vasto consenso. E´ una presa di coscienza generale, che attraversa classi sociali e categorie di lavoratori. Già in occasione delle banlieues c´è stata una prima discussione intorno al nostro modello. Gli studenti non sono isolati perché la posta in gioco va oltre il Cpe: si tratta di capire in che paese vogliamo vivere».
Lei in quale paese vorrebbe vivere?
«Sono fiducioso. La Francia potrà crescere anche grazie all´attuale crisi. Questo movimento può essere l´occasione per aprire un reale spazio pubblico nel quale discutere di un´alternativa al neoliberismo imperante. Il predominio dell´economia non è una fatalità, lo Stato deve difendere il suo ruolo».
La Francia ha già una forte tradizione statalista.
«C´è un settore pubblico – parlo dei dipendenti dello Stato – che è ultraprotetto e rappresenta la nostra grande debolezza. Quando parlo di ruolo dello Stato intendo l´insieme di istituzioni che possono fissare regole e principi per l´economia».
Non le sembra una contraddizione in tempi in cui c´è una spietata concorrenza mondiale?
«Mi oppongo all´ideologia secondo cui dovremmo allinearci al mercato del lavoro cinese. Ci sono molte più imprese francesi che emigrano in Spagna piuttosto che in Cina. Credo che fissare un ordine superiore non vada per forza a scapito della competitività».
Il paragone con il Maggio ‘68 regge?
«Assolutamente no. Non è in atto uno scontro generazionale ma una protesta contro il sistema».
E´ preoccupato della situazione sociale?
«Temo che lo scontro con le istituzioni non potrà che aumentare. D´altronde la nostra democrazia non è più davvero rappresentativa, gli eletti si comportano come piccoli azionisti scollegati dalla realtà».
Le violenze continueranno?
«Non escludo che ci sia una radicalizzazione delle proteste. Molta gente è al limite e può passare dalla parte dei casseurs».
Chirac ha teso la mano ai manifestanti. Le trattative avviate potranno far uscire il paese da questo vicolo cieco?
«Dominique de Villepin si è giocato tutte le sue chances per candidarsi alle presidenziali e la Francia sta pagando il prezzo sociale di questo azzardo. Il vero vincitore alla fine si è rivelato Nicolas Sarkozy».
Eppure Sarkozy era fino a qualche tempo fa l´uomo della «rottura» con il vecchio sistema. Ora si ritrova nel ruolo di mediatore.
«Si sta muovendo molto bene. In compenso la sinistra non si è mossa per niente. Nel partito socialista c´è stato un silenzio assordante. Hanno di che godere: senza avere uno straccio di idea stanno guadagnando consensi. Solo raccogliendo i frutti di questo enorme “basta!“ al sistema».

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