Daniele, le prime parole a Strada: “Grande Gino, grazie Emergency”

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E subito dopo il ringraziamento di Ezio Mauro al chirurgo di guerra: “Fondamentale il suo ruolo”

Il leader di Emergency è stato decisivo per l’esito positivo della vicenda
Da anni e anni cura tutti i feriti di guerra, indipendentemente dalle appartenenze

<B>Daniele, le prime parole a Strada<br />“Grande Gino, grazie Emergency”</B>” src=”http://www.repubblica.it/2007/03/sezioni/esteri/afghanistan-18/strada-emergency/ansa_9998259_34060.jpg” width=”200″ /> </font> </p> <p><font size=Gino Strada

ROMA – Il primo ringraziamento è giunto dal protagonista della vicenda, Daniele Mastrogiacomo: “Grande Gino, grazie Emergency” lo ha salutato l’ormai ex prigioniero, incontrandolo, subito dopo la liberazione, all’ospedale che l’organizzazione gestisce a Lashkar-gah, nel Sud del Paese.

Poi è arrivato il tributo del direttore di Repubblica, Ezio Mauro: “Il ruolo di Gino Strada – ha dichiarato a Repubblica Tv – è stato fondamentale. Senza Emergency, sarebbe stato tutto molto più complicato”. Parole di riconoscenza per il leader di Emergency, che da anni fa il chirurgo di guerra in Afghanistan, creando ospedali e curando i feriti di guerra: indipendentemente dalla loro appartenenza a questo o quel movimento, tribù, etnìa. Ed è proprio grazie al suo lavoro senza sosta, alla credibilità acquistata presso tutte le fasce della popolazione afgana, che Strada ha potuto svolgere un ruolo cruciale, nella vicenda di Daniele Mastrogiacomo.

Strada infatti si è offerto come mediatore, in quello che è subito apparso come un sequestro politico. Ha lavorato giorno e notte per la liberazione di Daniele, da Kabul; ed è stato anche tra i primi a confermare il rilascio: “Sta bene – ha dichiarato – ed è in grande forma: è arrivato qui (nell’ospedale di Emergency Lashkar-gah nel Sud del Paese, ndr) da uomo libero. Siamo felici, felici, felici”.

In Afghanistan, sono attivi in tutto quattro ospedali di Emergency. Fra questi, il centro chirurgico per vittime di guerra di Kabul, dotato fra l’altro dell’unica macchina per la Tac e dell’unica terapia intensiva accessibili alla popolazione civile del paese. Inoltre nella Valle del Panshir, ad Anabah, è attivo un centro di maternità con 25 posti letto, che dal 2003 ha visto la nascita di 1.489 bambini.

Il personale di Emergency – ha ricordato più volte lo stesso Strada – proprio per il tipo di attività che svolge nell’area, conosce praticamente tutti e quindi è più facile tenere aperti canali e contatti.

Del resto già durante il rapimento di Gabriele Torsello in Afghanistan, lo scorso anno, l’ha visto protagonista. Lui e i suoi collaboratori riuscirono a stabilire contatti con i rapitori tanto che quando il fotografo italiano fu liberato, la notizia fu comunicata proprio all’ospedale di Emergency.

Strada è nato a Milano, è diventato chirurgo di guerra per scelta. Prima lavorando con la Croce Rossa Internazionale e poi con Emergency che ha fondato insieme a sua moglie, Teresa, che ne è anche presidente. Ha sempre abbinato la sua attività di chirurgo con l’impegno pacifista. Sono note le sue posizioni contro ogni tipo di intervento armato, una scelta che condivide con i volontari della sua associazione e che più volte l’ha visto in piazza insieme al movimento pacifista. Tanto che nel 2001, è finito nella lista dei possibili candidati al Nobel per la pace.

In 12 anni, l’ong è intervenuta in 13 Paesi, costruendo 8 ospedali, 4 centri di riabilitazione, un centro di maternità, 55 fra posti di primo soccorso e centri sanitari. Fino al 2006, i team di Emergency hanno portato aiuto ad oltre 2.300.000 persone. Anche riguardo all’intervento in Afghanistan, Strada, anche per quanto riguarda la guerra in Afghanistan, ritiene che la prima urgenza sia il ritiro di tutti i militari stranieri e che la via prioritaria, per ogni Paese in conflitto, è rappresentata dall’aiuto umanitario.

(Repubblica.it, 19 marzo 2007)

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