D’Alema: l’Italia è senza governo premier spettatore davanti alla guerra

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ROMA – L’intervento in Libia «era necessario, ma è stato tardivo e male organizzato. Il governo italiano sconta la sua scarsa credibilità , e un premier che nelle riunioni importanti pensa ad altro. Quanto alla Lega, è disgustoso che speculi sulla tragedia dei profughi per i propri interessi elettorali». Il presidente del Copasir Massimo D’Alema – ospite di Repubblica Tv – definisce gravissima la scelta di Berlusconi di non presentarsi al Senato per spiegare le ragioni dell’azione italiana. Ma comincia dal principio, dal perché questa è una guerra indispensabile. Presidente, la coalizione dei volenterosi ha agito troppo presto o troppo tardi? «La guerra non è cominciata con la risoluzione dell’Onu. La guerra in Libia c’era, c’era un capo che stava massacrando il suo popolo. L’azione internazionale è partita quando i carri armati di Gheddafi erano alla porte di Bengasi. L’intervento quindi era necessario, è stato forse tardivo, certo molto male organizzato». La coalizione è partita già  divisa. La Francia non vuole l’ombrello Nato, l’Italia preme per ottenerlo. Cosa è mancato? «Dopo il voto dell’Onu, i Paesi che hanno deciso di agire dovevano chiarire tra di loro modalità  e obiettivi precisi. Mi domando cosa abbia fatto nella riunione di Parigi il presidente del Consiglio italiano, che ora parla come se fosse un semplice spettatore. Era lì che bisognava avanzare condizioni e richieste. Io concordo in pieno con la necessità  di un coordinamento Nato. La Nato può garantire che si perseguano solo gli scopi fissati dalla risoluzione, che non si vada ognuno per conto proprio. Diminuendo così il rischio di vittime civili. Ma questa richiesta bisognava farla prima». Lei stesso aveva sollecitato il ruolo della Nato in chiave di scudo per il nostro Paese. Siamo realmente più esposti al rischio terrorismo? «Il ministro dell’Interno ha detto che tra gli immigrati possono esserci infiltrazioni terroristiche. Poco dopo il ministro degli Esteri ha detto che non c’è questo pericolo. Non stiamo parlando delle previsioni sul campionato di calcio. Per questo ho chiesto al ministro della Difesa di venire davanti al Copasir a dirci come stanno le cose. Trovo molto gravi le parole dette sugli immigrati. Quando ci fu la guerra del Kosovo ospitammo decine di migliaia di profughi, l’Italia può farlo. E’ disgustoso che di fronte a questa tragedia si speculi invece di agire». Come valuta la decisione del premier di non partecipare al dibattito in Senato e come voterete sulle mozioni? «Ritengo grave che il presidente del Consiglio non si assuma le sue responsabilità . Noi abbiamo già  votato l’autorizzazione ad agire nell’ambito della risoluzione Onu, e quello siamo disposti a votare. Se verranno con dei pasticci contro gli immigrati per accontentare la Lega non credo che potremo votarli». I pacifisti oggi dicono: si dovevano cercare altre strade, bisognava avviare un’azione politica. «E’ chiaro che una volta fermati i carri armati di Gheddafi si apre uno spazio per l’iniziativa politica, credo che sia necessario avviarla già  da adesso, ma prima bisogna imporre il cessate il fuoco. Io non sono pacifista, sono per la libertà , la democrazia e i diritti umani. Rispetto il pacifismo integrale ma i governi a volte sono costretti a usare la forza anche per imporre la pace». Nichi Vendola dice: serviva una forza di interposizione. «In Libano fu inviata una forza di interposizione perché si era già  ottenuto un cessate il fuoco. Bisogna misurarsi con la realtà . Gran parte della sinistra europea è schierata dalla parte di un’azione internazionale. Spero che Nichi si muova in sintonia con queste voci». In questo quadro in commissione alla Camera è passata la prescrizione breve. Da qui all’estate il processo Mills a carico del premier sarà  estinto. «La prescrizione breve, ecco a cosa pensava Berlusconi a Parigi e magari si messaggiava con i fedelissimi. Se uno va alla riunione di Parigi avendo in mente la Questura di Milano da chiamare per qualche ragazza, non può certo pensare all’Onu o alla Libia. Avevano detto di aver messo da parte queste furberie in nome delle grandi riforme: era falso».


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