Ma il Cavaliere blinda la legge “La voglio a prova di Quirinale”

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ROMA – Corre un brivido, quando sono le due, tra gli uomini di Berlusconi. Alfano, che non lascia per un attimo Montecitorio. Ghedini, che ha un occhio a Milano e uno a Roma. Cicchitto che sta per andare alla capigruppo. Sono due parole sull’Ansa – «amnistia sostanziale», il giudizio del Csm sulla prescrizione breve – ad evocare scenari catastrofici. Basta parlare con uno di loro per farselo spiegare. «È andata così anche altre volte. Il primo segnale che una legge non va e rischia la bocciatura è arrivato sempre dal Csm. Irragionevole, catastrofica per i processi, centinaia ne andranno al macero, così hanno scritto per il processo breve e le intercettazioni. Poi l’Anm rilancia il tam tam. I giornali titolano sui “dubbi del Colle”. Il Quirinale fa sapere che, così com’è, la legge non va. Sarà , ma che proprio oggi il Csm approvi il parere e bocci la legge produce in tutti noi un giustificato e profondo allarme». A sera poi, quando Vietti consiglia ad Alfano il passo indietro, il brivido si rafforza. È autorevole la fonte che mette a nudo gli improvvisi timori dei berlusconiani. Uno stop del Colle, qualora arrivasse davvero, stavolta sarebbe un colpo mortale a un castello che, per come loro ne parlano, «non è di carte, ma di buon cemento». Mattoni incastrati per tenere la prescrizione “breve” per bruciare i tempi dell’azione penale, il processo “lungo” al Senato per far durare quegli stessi processi il più a lungo possibile, in modo che si spengano per “morte” da prescrizione. I luogotenenti ne parlano con Berlusconi. Ma il suo ordine resta quello del giorno prima. «Andate avanti. Con ordine. Senza creare incidenti. Il diritto e la Costituzione sono dalla nostra parte. È inutile che tentino di attaccarci. È nei poteri del governo regolare la prescrizione. Ed è nei nostri garantire che il giusto processo non sia solo una bella parola scritta nella Costituzione». I suoi lo tranquillizzano: «Non preoccuparti, presidente, la prescrizione non rischia, Napolitano firmerà ». L’ombra resta, pur esorcizzata. Tant’è che, nel giro stretto del premier, c’è chi fornisce una lettura inedita dell’improvviso rispuntare del processo lungo. La vulgata sostiene che prescrizione breve e processo lungo «si terrebbero». Si accorcia la prima e con il secondo si rende il dibattimento incontenibile fino a “morire” di prescrizione. Ma chi parla con Alfano e Ghedini la legge diversamente. Consiglia di riflettete su cosa succederebbe se Napolitano dovesse frenare sul testo della prescrizione breve. È accaduto per il processo breve perché avrebbe chiuso all’improvviso centinaia di processi, può rifarlo adesso. Potrebbe chiedere che non si applichi ai processi in corso, anche se per la natura della norma sarebbe impossibile. L’unica via d’uscita per raggiungere ugualmente la fine del dibattimento Mills, che può far condannare Berlusconi per il reato di corruzione, sarebbe quella di allungare il processo e farlo arrivare alla prescrizione “naturalmente”. L’emendamento Mugnai del Senato serve a questo, la difesa può citare tutti i testi che vuole e produrre le prove che vuole, il giudice “deve” accettare, il pm non può introdurre i risultati di un altro processo ormai confermato nel suo esito dalla Cassazione. A pennello per il caso Mills. Un testo caro a Ghedini. L’aveva scritto per il ddl sul processo penale. Adesso rieccolo al Senato. Chi ha parlato con Ghedini racconta che lui, su quella norma, non ha dubbi perché sarebbe la fotocopia dell’articolo 111 della Costituzione sul giusto processo, sulla parità  tra accusa e difesa. Sarebbe una «trasposizione letterale». Quindi sacrosanta. Forse, in caso di incidenti per la prescrizione, pure la «mano santa» per Berlusconi.


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