Le mani dei potenti su Internet: «Affare di Stato e d’impresa»

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Ai giardini delle Tuileries era presente tutto il Gotha del web-business, da Eric Schmidt di Google a Mark Zuckerberg di Facebook, passando per John Donahoe di eBay o l’indiano Mittal di Barthi Airtel e i presidenti dell’oligopolio francese, Jean-Bernard Lévy di Vivendi, Stéphane Richard di Orange, Xavier Niel di Free. Solo all’ultimo momento, per decenza, è stata organizzata una tavola rotonda a cui partecipa una blogger egiziana, accanto a Reporters sans frontières, un consigliere di Hillary Clinton e dei rappresentanti di Twitter e Google, per discutere di libertà  di espressione e cyberdissidenza. 

Si tratta difatti di un vertice privato organizzato dai privati (3 milioni di euro, finanziati dai potenti invitati), che ha di fatto escluso i cittadini. Anche se Sarkozy è stato obbligato a ricordare che «i popoli dei paesi arabi hanno mostrato al mondo che Internet non appartiene agli stati», l’obiettivo era mettere dei paletti e reintrodurre il controllo dei governi, che in Francia è in atto con la contestata legge Hadopi, che prevede il blocco della connessione per chi scarica illegalmente. «Sarebbe una contraddizione voler escludere i governi da questo immenso forum», ha detto Sarkozy di fronte a un pubblico di circa 1500 persone, la maggior parte rappresentanti delle grandi imprese del web. Dimenticare che i governi sono i soli «rappresentanti legittimi della volontà  generale», per Sarkozy vorrebbe dire «prendere il rischio del caos democratico, dell’anarchia». Rischi della trasparenza totale, difesa del diritto d’autore (citando Beaumarchais), messa in guardia contro le derive della pornografia e del terrorismo, per Sarkozy Internet deve diventare «civilizzato», cioè deve sottoporsi al controllo statale. «Una vernice di modernità , che non è altro che una concezione medievale del dibattito», ha commentato il socialista Christian Paul. «Una mascherata», secondo Jérémie Zimmermann, della Quadrature du Net, un’organizzazione che difende le cyber-libertà . Ma Sarkozy ha proposto di rendere fissa l’iniziativa, convocando un e-G8 prima di ogni vertice annuale del gruppo degli otto. 
Alla riunione, Internet è stato preso in considerazione soprattutto come una questione di interesse economico. Un rapporto presentato ieri rivela che il peso del web è ormai del 3,4% del pil dei 13 paesi presi in considerazione (quelli del G8 più Brasile, Cina, India, Svezia e Corea del sud). Ha anche un impatto positivo sull’occupazione, creando 2,6 posti di lavoro ogni volta che ne distrugge uno. 
L’e-G8 ha aperto una settimana di incontri al vertice, sotto la presidenza francese del G8-G20. Prima del vertice di Dauville, è in corso a Parigi un Forum dell’Ocse, l’organizzazione dei paesi più ricchi del mondo nata con i piano Marshall, che celebra i 50 anni e si cerca un’identità  (vent’anni fa, rappresentava l’80% del Pil mondiale, oggi solo il 60% e tra vent’anni calerà  al 40%, visto che è un’organizzazione del nord del mondo, che pur avendo accolto Messico e Cile, non comprende né India né Cina). Domani inizia anche la ministeriale Ocse, presieduta da Hillary Clinton, a cui per l’Italia partecipa il ministro Giulio Tremonti.


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