Rispunta il taglio alle rinnovabili

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ROMA – Giallo sul taglio delle agevolazioni in bolletta per le energie rinnovabili. La norma che prevedeva una decurtazione del 30 per cento con un corrispondente sconto sulle tariffe del 3-4 per cento, figurava nella prima versione della manovra, successivamente la norma è sparita finché ieri sarebbe rientrata. La circostanza ha provocato la reazione del ministro dell’Ambiente Prestigiacomo: «Il Consiglio dei ministri, dopo ampio e approfondito dibattito, ha approvato la manovra senza quella norma. Non comprendo come si possa ipotizzare una sua reintroduzione». Al disappunto della Prestigiacomo si somma il clima di tensione dovuto al fatto che la manovra, approvata dal consiglio dei ministri di giovedì scorso, è ancora oggetto di modifiche e limature presso il ministero del Tesoro dove i tecnici hanno trascorso una intensa giornata di lavoro per consegnare il testo al Quirinale.
Anche sul raffreddamento dell’indicizzazione delle pensioni è probabile che si arrivi ad un cambiamento, come sostengono alcuni esponenti del Pdl. Di «opportuna modifica e soluzioni più equilibrate», ha parlato Giuliano Cazzola, mentre lo stesso presidente del Senato Schifani ha aperto a cambiamenti negando che il provvedimento sia un «totem intoccabile». I tagli, come risulta dai conti dell’Inps, sarebbero di circa 8 euro all’anno per una pensione di 1.500 euro mensili lordi e di 3,8 al mese per una di 2.000 euro. Tuttavia la questione dell’indicizzazione ha una valenza simbolica e potrebbe, al di là  del merito, servire come terreno di mediazione politica. Così una delle soluzioni che circola è quella di spalmarli su tre anni (invece dei due attuali 2012-2013) oppure di cambiare radicalmente la norma e lasciare un contributo di solidarietà  ma solo per le pensioni più alte.
Il resto dei tagli, degli aumenti delle nuove tasse federali e dei ai rincari, sembra avviato sul cammino del non-ritorno. Su questo punto insiste, allargando lo sguardo all’impatto dei provvedimenti del governo sul sistema-paese, il responsabile economico del Pd Stefano Fassina: «Da una prima analisi della manovra di finanza pubblica nella versione in circolazione, emerge che quasi la metà  dei 47 miliardi all’anno previsti a partire dal 2014 sono costituiti da maggiori entrate: dai ticket sanitari, all’imposta di bollo sul deposito titoli; dall’aumento dell’Irap delle banche alla raffica di aumenti di imposte scaricati su Regioni, Province e Comuni attraverso i decreti del federalismo fiscale».
La manovra, con le sue misure, sta provocando anche la reazione dei sindacati con la Cgil che ieri ha annunciato la mobilitazione per il 15 luglio sul tema delle pensioni. «E’ una vera ingiustizia, si colpisce il ceto medio», ha detto Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, intervistata dal «Tg3». «Si potrebbe invece chiedere qualcosa – ha aggiunto – a chi ha guadagnato in questa stagione o a chi paga molto meno, pensiamo alle grandi ricchezze, ai grandi patrimoni, alle transazioni finanziarie, alle rendite finanziarie».


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