Italia: verso una scuola sempre più interculturale

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Nel documento, la Commissione sottolineava “che è compito precipuo della scuola offrire alle nuove generazioni gli strumenti cognitivi e formativi per affrontare il nuovo mondo globale, con solide basi culturali che permettano di capire le lingue degli altri. L’interculturalità , intesa come rispetto e dialogo tra le culture, è il primo passo per arrivare ad un contesto co-culturale in cui, accanto alla cultura propria di ciascuno, si formi una cultura condivisa, fatta di valori e conoscenze comuni, su cui fondare la convivenza”.

Questi intenti ri-lanciati sempre dalla Commissione Cultura della Camera qualche settimana fa non sono solo un auspicio, ma un indirizzo inevitabile della scuola italiana che oggi emerge con forza dal un rapporto del Ministero dell’Istruzione, dell’Università  e della Ricerca (Miur) dal titolo Alunni con cittadinanza non italiana. Verso l’adolescenza. Sviluppato con la Fondazione Iniziative e Studi sulla Multietnicità  (Ismu) e presentato all’interno del XVII Rapporto sulle Migrazioni in Italia lo scorso 12 dicembre a Milano, l’analisi presenta una fotografia degli studenti stranieri nel sistema scolastico italiano, proponendo una lettura dei dati, aggiornati all’anno scolastico 2010/11.

Si tratta per il Ministero di un’analisi importante perché nonostante l’Ismu segnali una forte caduta del livello di crescita della presenza straniera in Italia “con una sensibile contrazione di nuovi ingressi nel 2011 che raggiunge l’86% rispetto a quanto registrato lo scorso anno, soprattutto per l’incalzare della crisi economica che si è abbattuta sull’Italia e sull’Europa, togliendo vivacità  al fenomeno”, in realtà  cresce nel Belpaese il numero di alunni con cittadinanza non italiana tanto da poter considerare il fenomeno ormai come un “dato strutturale del sistema scolastico italiano” ha affermato la curatrice del rapporto Mariagrazia Santagati, del Settore Educazione dell’Ismu.

I dati, relativi all’anno scolastico 2010-2011, che emergono da Alunni con cittadinanza non italiana. Verso l’adolescenza rivelano, infatti, che gli alunni con cittadinanza non italiana “sono 711.064, un gruppo in continua crescita che corrisponde al 7,9% del totale della popolazione studentesca in Italia, anche se negli ultimi anni l’aumento tende a rallentare”. Nel complesso, i tre quarti delle scuole italiane hanno tra i loro iscritti stranieri, ma a livello nazionale “supera il 30% di presenze non italiane solo il 3,9% delle scuole di ogni ordine e grado”, principalmente “nelle regioni del Nord e del Centro, con un’ampia diffusione nelle province di media e piccola dimensione”.

La scuola primaria risulta, come sempre, l’ordine con il maggior numero di alunni con cittadinanza non italiana e registra l’incidenza percentuale superiore agli altri livelli scolastici. “I bambini stranieri iscritti alle primarie – si legge sul rapporto – rappresentano il 9 % del totale della popolazione scolastica”, anche se l’aumento più significativo nell’ultimo decennio ha riguardato le scuole secondarie di secondo grado dove nell’ultimo anno scolastico sono stati censiti “153.513 studenti di origine immigrata”. Si tratta di un gruppo in forte espansione, seppur con un’incidenza percentuale sul totale degli iscritti a questo livello scolastico ancora piuttosto bassa (5,8%).

Dai dati in possesso del Miur si capisce che gli alunni stranieri sono ancora particolarmente numerosi negli istituti professionali (40,4 %), mentre minore è la loro presenza nei licei (18,7 %), a differenza degli italiani che, invece, prediligono i licei rispetto alle scuole professionali. Dalla ricerca ha spiegato la Santagati emerge anche “che al momento il ritardo di preparazione fra gli alunni con cittadinanza non italiana è sempre più elevato rispetto ai loro compagni italiani”. Gli alunni stranieri in ritardo sono il 18,2 per cento nella scuola primaria, il 47,9 per cento nella scuola secondaria di primo grado e il 70,6 per cento nelle superiori. Il rapporto rileva, tuttavia, “che la situazione di regolarità  sta migliorando, fenomeno probabilmente connesso anche con il maggior numero di bambini nati in Italia e che cominciano il loro itinerario scolastico, compreso l’inserimento nella scuola dell’infanzia, senza accumulare ritardi formativi”. In tema di riuscita scolastica, quindi, si registra “la persistenza di un divario significativo nei tassi di promozione tra alunni italiani e stranieri, più basso e in calo negli anni a livello di scuola primaria e, invece, pesante e in crescita a livello di scuola secondaria di secondo grado”.

Ma la scuola non rimane a guardare e nonostante debba stare attenta alla contabilità  può contare sulle risposte messe in campo dagli Istituti Regionali per la Ricerca Educativa (Irre) che a livello regionale “intendono supportare i docenti nell’accoglienza degli allievi migranti, in modo da favorire l’integrazione e assistere le scuole nella gestione delle diversità  culturali e linguistiche”.
 Nelle pagine web dei vari Irre regionali è possibile trovare informazioni aggiornate, materiali, normativa, bibliografia e sitografia, nonché uno sportello on-line che può essere utilizzato da tutti gli operatori della scuola (dirigenti, docenti, personale di segreteria) per trasmettere quesiti via mail ai quali verrà  data pronta risposta. Un’impresa non certo facile anche perché, sempre secondo il rapporto del Miur 
”Nell’anno scolastico 2010/11 nelle scuole italiane si è registrata una presenza di allievi stranieri di ben 187 differenti cittadinanze”. Gli alunni con cittadinanza romena si confermano, per il quinto anno consecutivo, il gruppo più numeroso nelle scuole italiane, seguiti dai giovani di nazionalità  albanese e marocchina. Tra le novità , rilevante è l’incremento degli alunni provenienti da Moldavia e India, che si attestano rispettivamente al quinto e al sesto posto tra le principali cittadinanze. “Molti di questi studenti entrati in corsa nel sistema scolastico italiano sono adesso impegnati nell’apprendimento della lingua, prima e fondamentale sfida per l’accesso ad una piena cittadinanza” ha concluso la Santagati.

Si tratta di un quadro ricco e articolato che potrebbe essere non un limite all’apprendimento, ma una risorsa, se come ha evidenziato La Commissione Cultura della Camera il 7 dicembre scorso, verranno rintracciate le adeguate misure che siano di sostegno al compito di docenti e dirigenti. In particolare, sono auspicati dalla Commissione: “la previsione di risorse certe; un veloce adeguamento delle competenze richieste sia a livello centrale, sia nelle singole istituzioni scolastiche; un continuo monitoraggio della presenza di alunni non italofoni; l’accertamento delle conoscenze pregresse degli studenti e, in particolare, della lingua italiana, con la connessa possibilità  di mettere tempestivamente in atto corsi per l’apprendimento dell’italiano lingua seconda con moduli sulla didattica e la pedagogia interculturale nelle singole discipline”.

Per molti insegnanti e dirigenti scolastici queste indicazioni devono trovare ora un adeguato riconoscimento nella scuola italiana, nei suoi processi culturali ed organizzativi per la definizione di un modello formativo che possa costituire, per l’attuale istituzione scolastica, una risposta efficace al cambiamento ed un contributo generale al successo scolastico degli alunni portatori di differenti patrimoni culturali.


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