L’Fbi chiude Megaupload Gli hacker all’attacco

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L’Fbi ha chiuso Megaupload, uno dei più grandi siti Web del mondo per lo scambio di file, e ha arrestato il suo fondatore Kim Schmitz, detto Kim Dotcom, e altri tre manager. Schmitz rischia fino a 50 anni di carcere.Megaupload avrebbe causato danni per 500 milioni di dollari di mancati incassi con la pirateria di film e di altri contenuti. Gli hacker di Anonymous: attacco ai siti Web del governo Usa. L’Fbi e il ministero della Giustizia americano hanno ordinato ieri la chiusura del sito Megaupload, una delle più importanti piattaforme di condivisione di file del mondo su Internet, accusato di «gravissime violazioni dei diritti d’autore». E hanno arrestato il suo fondatore Kim Schmitz (conosciuto come Kim Dotcom) e altri tre top manager della società , mentre altri tre sono latitanti. Immediata è stata la risposta del mondo della Rete: i «pirati» di Anonymous hanno infatti reagito con un cyber attacco che ha colpito il sito del dipartimento della Giustizia degli Stati Uniti, che ieri notte risultava inaccessibile. «Il nostro è il più grande attacco informatico di tutti i tempi», hanno dichiarato gli hacker di Anonymous su Twitter. 
Megaupload, insieme ad altri 18 siti affiliati è stato bloccato dal pomeriggio. E le autorità  americane hanno inoltre annunciato di aver «congelato» 50 milioni di dollari sui conti della società  basata a Hong Kong. L’Fbi e il governo Usa hanno ritenuto necessario agire in tal modo, si legge in un comunicato ufficiale, a causa delle «violazioni contro i diritti d’autore, le più gravi mai avvenute negli Stati Uniti». In quanto ai sette indagati, sono accusati di aver ricavato illegalmente 175 milioni di dollari in profitti e di aver causato perdite per mezzo miliardo di dollari offrendo sul loro sito film, serie televisive, giochi e altri prodotti piratati. Tra le accuse ci sarebbero anche quelle di riciclaggio di denaro e ricatto.
La mossa della giustizia Usa e della polizia federale arriva a poche ore di distanza dalla grande protesta organizzata sul Web dall’enciclopedia online Wikipedia (che si è auto-oscurata) e da altri siti contro il cosiddetto «Sopa» (Stop Online Piracy Act), la legge contro la pirateria Web in via di approvazione da parte del Congresso Usa. Protesta che si è risolta in un rallentamento dell’iter della legge. Ma l’azione contro Megaupload dimostra che la giustizia, sotto la pressione delle major cinematografiche e musicali, non ha rinunciato a stroncare lo scaricamento di contenuti protetti da copyright. Kim Dotcom, che rischia fino a 50 anni di carcere, è stato arrestato in Nuova Zelanda (una delle sue due residenze, l’altra è Hong Kong, mentre lui ha doppia nazionalità , tedesca e finlandese) su richiesta ufficiale degli Stati Uniti, il che significa che l’azione americana ha avuto in questo caso l’appoggio di un’altra autorità  nazionale.
Megaupload, che ha circa 150 milioni di utenti registrati, non è un sito di file sharing peer-to-peer (come il vecchio Napster, o Kazaa ed eMule), ma un software che consente agli utilizzatori di scaricare file troppo grandi per essere inviati via email, mentre i profitti di Megaupload derivano dall’eventuale scelta, da parte dei clienti, di utilizzare connessioni superveloci per il download rapido. Tutte cose perfettamente legali, ma la Motion Picture Association of America, l’associazione dei produttori cinematografici Usa, ritiene che il principale uso della piattaforma sia l’invio di contenuti protetti da copyright (soprattutto film), una tesi alla quale la giustizia americana, con la sua azione di giovedì, sembra dare credito.
La rappresaglia di Anonymous, iniziata 15 minuti dopo la chiusura di Megaupload, non solo ha messo fuori uso il sito del ministero della Giustizia Usa ma, più tardi anche quello della polizia federale (Fbi). Bloccati inoltre dal cyber attacco le pagine Web della casa discografica Universal Music e dell’associazione nazionale discografica Riaa. Anonymous era già  stato autore di numerosi attacchi nel mondo: lo scorso agosto aveva colpito il sito del ministero della Difesa siriano in segno di protesta contro la repressione interna.
Il presidente francese Nicolas Sarkozy si è rallegrato con Washington per la chiusura di Megaupload che considera «una minaccia per la diversità  culturale». «E’ arrivato il momento di una collaborazione giudiziaria e di polizia tra gli Stati», ha aggiunto.


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