QUANDO LE PROFEZIE NON SI AVVERANO PIà™

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Nel 1954 Leon Festinger è un giovane professore dell’Università  del Minnesota. Ha studiato con Kurt Lewin, un importante psicologo sociale forzosamente emigrato dalla Germania negli Stati Uniti negli anni Trenta. Il 23 settembre 1954, Festinger legge su un giornale locale le dichiarazioni della casalinga Marian Keech in merito a una drammatica profezia. Esseri extra-terrestri le hanno annunciato che un’inondazione terribile sommergerà  la costa orientale degli Stati Uniti il 21 dicembre 1954. Marian Keech riesce a fare opera di proselitismo e si forma così una piccola setta. Insieme a due colleghi, Riecken e Schachter, Festinger riesce a infiltrarsi nella comunità  e a seguire di nascosto tutta la vicenda.
In quel periodo Festinger stava elaborando la teoria sulla “dissonanza cognitiva” e l’episodio costituisce una grande occasione. Egli suppone che le persone preferiscano avere cognizioni “consonanti”, e cioè non in contrasto le une con le altre. La casalinga Keech e i suoi seguaci costituiscono un banco di prova. Mossi da una pro-
fezia specifica e precisa, si sono impegnati in atti di proselitismo anche con notevoli sacrifici personali. Che cosa succederà  il 21 dicembre? Quali saranno le loro reazioni scoprendo che non c’è nessuna inondazione?
La teoria della dissonanza cognitiva prevede che le persone non si comportino razionalmente, come uno scienziato serio, che sarebbe costretto ad ammettere che profezia ed extraterrestri sono fandonie. Al contrario, avendo già  impegnato tante risorse cognitive ed economiche, i seguaci della Keech rielaboreranno mentalmente il fallimento, cercando varie forme di razionalizzazione, come trasformare la profezia in una prova mandata per saggiare la forza della loro fede, oppure modificarla per renderla “consonante” con la non-inondazione.
Le previsioni di Festinger si avvereranno, e due anni dopo verrà  pubblicato un racconto-saggio che mantiene ancor oggi la sua freschezza e la sua attualità  (Quando la profezia non si avvera, uscito ora dal Mulino). In seguito a questa ricerca sul campo, Festinger dissezionerà  il meccanismo della dissonanza cognitiva in laboratorio, aprendo la strada a una miriade di ricerche sperimentali.
La teoria della dissonanza cognitiva sarà  utilizzata dagli psicologi dei consumi, per cercare di capire che cosa succede quando, essendo in dubbio tra due marche di beni simili, si sceglie una delle due. Le case produttrici di beni sono interessate ai modi con cui si rivaluta il bene preferito e si svaluta quello non acquistato. Mentre nella favola La volpe e l’uva di Fedro, la volpe conclude che l’uva è acerba per consolarsi del non riuscire a saltare abbastanza in alto, in questi casi la rinuncia deriva da una nostra scelta, ed è quindi più problematica.
Un interessante passo avanti sarà  compiuto dallo psicologo cognitivo Philip Johnson-Laird, dell’Università  di Princeton. Insieme a altri studiosi, Johnson- Laird studia come ci comportiamo di fronte a informazioni che, nel loro complesso sono incoerenti, nel senso che se è vera un’affermazione non può esserlo un’altra, e viceversa. Si tratta di casi in cui le persone non hanno pre-giudizi, cioè giudizi formatisi in precedenza, come nell’episodio della profezia sull’inondazione. Sul piano intuitivo si potrebbe supporre che venga eliminato il fatto più semplice in contrasto con le altre informazioni, come aveva dato per scontato più di un secolo fa William James, il fondatore della psicologia americana. Johnson-Laird scoprirà  invece che le strategie per rendere coerente quello che veniamo a sapere si basano su meccanismi più complessi, e non si limitano a eliminare i fatti discordanti.
Sembra paradossale che il 12 luglio 2012 la nota rivista scientifica Nature comunichi che l’Università  del Michigan ha fatto dimettere un professore, Lawrence Sanna. Sanna aveva modificato dei dati sperimentali pur di non respingere le sue traballanti ma innovative teorie. Proprio all’Università  del Michigan aveva insegnato Festinger.


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