L’insopportabile crisi persistente

Loading

Consunto e sconfitto sono i due termini che definiscono la situazione attuale del governo di Ollanta Humala a un anno dal suo insediamento. Appena arrivato alla presidenza, dapprima lentamente poi con l’acceleratore, Humala si è disfatto dei settori progressisti e del programma di governo che aveva offerto e che gli aveva permesso di vincere le elezioni, denominato la Grande Trasformazione e destinato a superare la crisi strutturale sia in campo economico che politico. 
Con la scusa – o l’equivoco politico – che il 31% dei voti ottenuto al primo turno voleva dire che quasi il 70% dell’elettorato rifiutava la sua proposta e che ora doveva «governare per tutti i peruviani», ha assunto radicalmente la continuità  del modello e perfino il suo approfondimento reazionario. Basta guardare la politica estera con l’Alleanza del Pacifico, uno strumento neoliberale e proimperiale, o i diritti della donna, con una ministra che legittima pubblicamente le gravidanze prodotto di stupro, e soprattutto i diritti umani, con leggi anticostituzionali contro gli ex-detenuti politici e la repressione che ha prodotto 17 manifestanti morti in meno di un anno. 
Una volta ceduti tutti i ministeri e il grosso dell’apparato dello stato ai quadri neoliberisti e repressivi delle forze della destra, instaurata una politica decisamente al servizio del grande business e dei poteri forti internazionali, Ollanta Humala ha ridotto il suo «volto progressista» ai pochi impegni elettorali mantenuti in fatto di politica pubblica, come borse di studio e sussidi per gli indigenti, gli anziani, le donne, ecc. Ma queste e altre misure «progressiste» hanno perso tutto il loro impatto per la stessa volontà  del governo di «non spaventare» i poteri forti e perché i quadri di destra nel governo le diminuiscono, dosano o impantanano definitivamente. 
D’altra parte, le contraddizioni strutturali hanno finito per imporsi, malgrado l’ossessiva persistenza del governo e dei monopoli mediatici per superarle con il meccanismo già  consumato della propaganda psicosociale criminalizzante e repressiva. Con un’opposizione popolare più forte che mai, dovuta alla coscienza di questi elettori di essere stati loro a vincere le forze conservatrici e a metterlo alla presidenza; perso l’appoggio dei suoi settori sociali di base più attivi, con defezioni dalle proprie file – già  quattro deputati sono usciti dal gruppo parlamentare e sempre più militanti di base rinunciano – e senza conquistare l’appoggio della destra, che lo mette in discussione «agitatore» nel passato degli attuali conflitti e come «blando» nell’esercitare la repressione, con manifestazioni contrarie di 15mila persone nella capitale, bruciate ormai le sue navi nella politica di «imporre l’ordine» – insomma, ora Ollanta Humala ha dovuto correggersi momentaneamente. Per questo ha cercato la mediazione di due sacerdoti per trovare una via d’uscita al maggior conflitto di questi giorni, quello di Conga, e ha nominato un nuovo primo ministro per rimpiazzare l’autore dell’attuale disastro.


Related Articles

Argentina, passa la riforma delle pensioni. Macri reprime le proteste

Loading

Argentina. L’esecutivo vara la riforma del sistema previdenziale e criminalizza chi è sceso per strada. Il fiore all’occhiello dei precedenti governi Kirchner è stato smantellato

Toni duri della «verde» Duflot sulle case ai clochard

Loading

Attacco alla Chiesa, ministra francese divide la gauche. l premier Ayrault si dissocia

Atene e crescita, G8 della crisi

Loading

Il presidente Franà§ois Hollande al debutto nel mondo. Il suo colloquio alla Casa bianca punta sul patto di rilancio. Il premier Monti in versione mediatore tra Washington e Berlino

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment