Oggi in piazza con la Fiom per la democrazia, il lavoro e i diritti di cittadinanza

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Sul piano politico il governo appena entrato in carica è quanto di più lontano da quanto espresso dal voto del 24 e 25 febbraio. (…) Sul piano economico gli ultimi dati ufficiali ci consegnano un paese in piena recessione la cui «ripresa» viene posticipata di volta in volta dalle diverse statistiche offerte dalle istituzioni internazionali. (…) La società  civile non può stare a guardare. Se la politica non è in grado di trovare da sola risposte al disastro economico e sociale in cui ci troviamo, è necessario riorganizzare una mobilitazione sociale diffusa che riunisca insieme i soggetti più colpiti dalla crisi per proporre e rivendicare scelte politiche alternative a tutela dei diritti del lavoro, sociali, di cittadinanza. In una fase di grande crisi della politica e della rappresentanza come questa, è anche nostra responsabilità  dare voce a quel 90 per cento di cittadini che hanno pagato e stanno pagando i costi di politiche economiche e sociali sbagliate rilanciando una forte mobilitazione sociale che unisca insieme sindacati, lavoratori, studenti, organizzazioni e movimenti sociali.
 Serve rinunciare ad una autoreferenzialità  che ci condanna tutti alla frammentazione e al fallimento e serve ricostruire una cultura diffusa dei diritti di cittadinanza liquefatta dal liberismo. La direzione da intraprendere è suggerita dallo slogan della manifestazione di oggi, ma anche dalle associazioni e dai movimenti che si sono espressi in questi anni tra i quali Sbilanciamoci!: restituire dignità  al lavoro, creare nuova occupazione «umana», «pulita» e «disarmata», garantire istruzione e sanità  pubbliche, giustizia sociale e fiscale e maggiore democrazia. La gravità  della crisi ci impone poi di introdurre una forma di sostegno al reddito per inoccupati, disoccupati e studenti. Non una concessione caritatevole per i più «bisognosi», ma un vero e proprio diritto di cittadinanza da collegare a una riforma del mercato del lavoro che rinunci all’inganno della flessibilità  a tutti i costi, riduca il ricorso alle forme di contratto atipico, preveda, laddove necessario, la riduzione dell’orario di lavoro come forma di solidarietà  in situazioni di crisi aziendale e individui un salario minimo orario e/o per prestazione lavorativa.
 È l’intero sistema di welfare che deve essere riformato non senza un ripensamento complessivo delle politiche fiscali, industriali, del lavoro.(…) Si può scegliere di costruire una società  escludente o inclusiva, una società  che marca le disuguaglianze sociali o che tenta di ridurle, che si rivolge al «cittadino-consumatore-utente» spersonalizzandolo o alle persone in carne e ossa. Anche in tempi di crisi si può scegliere di stare dalla parte giusta: oggi, a fianco della Fiom.
 -La versione integrale dell’articolo è consultabile su www.sbilanciamoci.info


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