La forza di Angela Merkel e la paura dell’Spd

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La sua grande vittoria fa di lei l’incontroversa leader del suo paese e dell’Unione europea (Angela Merkel, chancelière d’Allemagne, chef de l’Europe, titolo di prima pagina di Le Monde del 24 settembre), ma il partito liberale(Fdp), alleato di governo, non ha superato la soglia del 5 per cento e non è entrato nel Bundestag, sicché i democristiani, che non hanno la maggioranza assoluta alla Camera bassa, devono cercare un nuovo alleato: il partito socialdemocratico(Spd), in Grande Coalizione, oppure i verdi, quarto partito in Bundestag(il terzo è Die Linke). Dai democristiani i verdi sono avvertiti come poco affidabili (Frédéric Lemaitre, Les allemands plébiscitent Angela Merkel, Le Monde del 24 settembre). Il partito socialdemocratico è giudicato invece affidabile, ma la Spd è riluttante a formare una nuova Grande Coalizione visto che dalla precedente è uscita con le ossa rotte. Gli elettori democristiani vogliono che si concreti l’alleanza con la Spd che, fra l’altro, controlla la Camera alta, il Bundesrat. La Grande Coalizione sarebbe una forte Grande Coalizione e, certamente, i democristiani sono pronti a fare concessioni ai socialdemocratici per attirarli. Alla Spd possono assegnare ministeri rilevanti. Possono anche aderire ad alcune delle sue richieste: introduzione del salario minimo, maggior carico fiscale sulle spalle dei ricchi…
Oggi in Germania ferve la contrattazione che potrà durare a lungo, ma, a mio avviso, con esito scontato: la nuova Grande Coalizione nascerà. La maggioranza dei tedeschi la vuole. E’ ovvio. La Grande Coalizione pone saldamente la Germania alla guida dell’Europa. Ove mai non si realizzasse per colpa dei socialdemocratici, nelle prossime elezioni la Spd pagherebbe un alto prezzo.
La Germania alla guida dell’Europa. E la Francia? In seconda posizione( gli ex gollisti in disfacimento masticano amaro, ma anche i socialisti). E l’Italia? In dissoluzione. In quale direzione la Germania in Grande Coalizione guiderà l’Europa? Continuerà a guidarla nella direzione dell’austerità? Speriamo di no, scrive l’Economist, speriamo che rinsavisca (One woman to rule them all, The Economist del 14 settembre).
A questo punto tematizzo un singolo aspetto: non «una donna al comando» della Germania e dell’Unione europea, come scrive l’Economist e come scrivono tutti i giornali liberali, ma, se mai, la democrazia cristiana tedesca(Cdu-Cds) al comando. Quella italiana è scomparsa da tempo.
L’Economist tratta di leader, di leadership, di clowns e annovera fra i clowns Silvio Berlusconi che ha assorbito parte della democrazia cristiana italiana, scomparsa da tempo (One woman to rule them all, art. cit.). Meglio, a mio avviso, parlare di partiti tedeschi, francesi, italiani; di capitalismo tedesco, francese, italiano ed anche – perché no? – di leader ma con completezza di analisi, di biografia. La Merkel è persona politicamente matura, colta. Ha fatto politica cominciando dalla gavetta. Ha trascorso tutta la sua giovinezza in Germania Est ed era acculturata in marxismo-leninismo. La Merkel non ripudia il comunismo come lo ripudiava il suo predecessore Cdu Konrand Adenauer negli anni quaranta e cinquanta del secolo scorso. E’ culturalmente e politicamente aperta verso l’Est. Un dato molto importante e positivo. La Germania guida l’Europa ed è ponte verso l’Asia? Un grande interrogativo. L’Europa e i Brics, l’Europa e l’America Latina. Con la Germania alla guida dell’Europa possiamo discutere seriamente di geopolitica. Altro dato molto positivo: la Merkel è leader di una nazione pacifista che molto ha riflettuto su pace e guerra e continua a riflettere. Gli europei devono discutere di austerità e di solidarietà, ma anche di guerra e di pace, di nazioni, di partiti, di storia


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