Blitz al Pirellone, scontri tra studenti e polizia Milano, undici feriti

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MILANO — I manganelli e l’ariete improvvisato, un carrello della spesa corazzato con un bancale da mercato ortofrutticolo e coperto da un telo blu. I caschi e le cariche con gli scudi di plastica a respingere la protesta, mentre volano uova ripiene di vernice e fumogeni rossi colorano la scena. Il Palazzo d’inverno ha la forma convessa del Pirellone di Giò Ponti, l’onda che vuole avvicinarlo coi fazzoletti sul viso ha la consistenza di un migliaio di ragazzi della Rete e dell’Unione degli studenti, una cinquantina di antagonisti e di un piccolo gruppo di anarchici. Citano, come loro costume, i classici sui loro scudi di polistirolo a forma di libro — da
Guerra e pace di Tolstoj al Che fare? di Lenin — e nei loro slogan invocano diritto allo studio e abolizione delle sovvenzioni alla scuola privata, di cui si discute nell’aula consiliare della Regione Lombardia.
Ma basta una scintilla perché si scateni lo scontro di piazza, un minuto con due momenti di contatto robusto, piccola battaglia di strada che spazza via in un attimo il pacioso accompagnamento della polizia ai forconi di piazzale Loreto. Qui la contestazione
è organizzata, ortodossa nelle sue forme e nei suoi obiettivi e trova il muro dei celerini, che difendono con la forza il palazzo. Si fanno male in sei tra i manifestanti, in cinque tra gli agenti, tutte leggere contusioni medicate sul posto, mentre all’interno della sede della Regione la voce della protesta si leva comunque: quattro ragazzi e tre insegnanti — autorizzati da giorni ma in contatto con il corteo — irrompono a lavori in corso per far sentire i loro cori ed esporre lo striscione «Blocchiamo il Consiglio, diritto allo studio subito». Chiedono la cancellazione dei 30 milioni destinati a chi frequenta le private, già inseriti nel bilancio preventivo dalla maggioranza di centrodestra, mentre il sostegno al reddito aperto anche agli studenti di quelle statali viene ridotto drasticamente da 23 a 5 milioni di euro. Raccolgono la solidarietà immediata dei grillini, che abbandonano l’aula, mentre la seduta viene sospesa.
Lo scenario è un centro di Milano paralizzato dal traffico delle auto, per lo sciopero dei mezzi che serra le uscite del metrò per tutta la mattinata e la sospensione del pagamento di Area C. È una città esausta dopo la settimana dei blocchi stradali a singhiozzo tra piazzale Loreto e gli svincoli attorno alla Fiera di Rho-Pero, capace comunque di attraversare una settimana tradizionalmente critica — quella dei cortei di commemorazione per la strage di piazza Fontana e la morte di Pinelli — senza violenze di piazza. Dichiarati gli intenti alla partenza da largo Cairoli, con la vernice rossa gettata nella fontana sotto al Castello Sforzesco (il Comune la ripulirà in serata, denunciando 8 mila euro di danno), gli studenti risalgono Milano verso la Stazione Centrale, puntando dichiaratamente al Pirellone. Sono le 11 quando i leader del corteo e i responsabili dell’ordine pubblico stanno concertando un giro attorno al palazzo
della Regione, ma gli animi nelle rispettive prime linee sono già caldi e partono contemporaneamente la prima
carica e i primi oggetti. Dopo il secondo giro di manganelli il corteo prende il verso opposto, sciama verso Porta Venezia
e si scioglie dopo un sit-in, non prima di aver urlato cori («Maroni e forconi, fuori dai c…») contro le istituzioni e l’altra protesta.
Il ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza condanna con un tweet: «Agli studenti di Milano: questo è il governo che ha investito sulla scuola. Basta con la violenza, protesta sì ma non violenta». Si associa il governatore della Lombardia: «Se l’obiezione è di non dare soldi alle scuole private, la respingo perché il principio è garantire la libera scelta. Condannare ogni tipo di violenza». Critici anche i capigruppo Pd: «Una minoranza ha preferito i disordini, impedendo il confronto». Dalla parte degli studenti si schierano SeL e il Patto Civico di Ambrosoli.


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