Letta rinvia il contratto Ma dice no alle liste bloccate

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ROMA — Torna Enrico Letta. Rivendica i risultati del governo, annuncia provvedimenti per regolare le lobby e il conflitto di interessi («ma non per punire Berlusconi») e si guarda bene dall’attaccare Matteo Renzi: «Mi fido di lui». L’iniziativa del segre-tario sulla legge elettorale è «assolutamente positiva» e Letta la sostiene, anche se è un nemico delle liste bloccate: «Il governo in questa vicenda non entra, ma bisogna rendere i cittadini più partecipi della scelta dei parlamentari».
Il premier e il segretario del Pd hanno ripreso a parlarsi, ieri si sono sentiti e hanno concordato la nuova tabella di marcia. Prima l’approvazione alla Camera della legge elettorale e, solo dopo, la fase due del governo: firma dell’Impegno 2014 e poi — ma solo se sarà inevitabile — i ritocchi a una squadra di governo che ora il premier difende con forza: «Funziona bene, ma si può migliorare. Adesso non lo so se cambieremo qualcosa… Ne parleremo con chi sostiene l’esecutivo». Lui sperava di arrivare a Bruxelles il prossimo 29 gennaio con in tasca il patto di coalizione controfirmato dal segretario del Pd, ma ha dovuto arrendersi alle fibrillazioni e rivedere il timing.
È il giorno del disgelo, in differita tv. Il leader democratico, che ha convinto il premier a partecipare alla prossima direzione del Pd, parla alle sette della sera al Tg3, intervistato da Bianca Berlinguer: «Io a Palazzo Chigi? Non sono qui per occupare una poltrona, ma per dare una mano. Le riforme non devono essere a rischio, il governo è il governo Letta e io faccio un altro mestiere». L’esecutivo deve «darsi un bello sprint» ed evitare di delineare i provvedimenti «in politichese», ma adesso Renzi sembra indossare la stessa maglia del premier: «Letta ce la può fare, ma il governo deve andare avanti come un treno».
Parole di riconciliazione, che il premier rilancia su La7 rispondendo a Lilli Gruber: «Gli italiani hanno capito che abbiamo due caratteri molto diversi, ma Renzi interpreta il suo ruolo con grande forza e può farlo in positivo. Il Paese non ha bisogno di diatribe e litigi… Il rapporto tra di noi sarà legato agli obiettivi». Perché Renzi non vuole ministri nel suo governo? «Non mi sembra che l’abbia posta assolutamente così». E l’ipotesi di un Renzi 1? «L’ha smentita lui stesso…». La diffidenza reciproca resta, ma su una cosa il premier e il segretario mostrano di aver trovato un accordo: i problemi del Paese vengono prima di tutto. La fatica di non poter replicare agli attacchi del leader pd il capo del governo ce l’ha scolpita sul viso eppure vuole che emerga solo l’altra «e maggiore» fatica, quella di sbloccare la crisi italiana senza poter stampare moneta. «Il resto — dice con un sorriso rassegnato — è normale dialettica politica, ma non c’è nessun sacrificio in tutto questo. Sono assolutamente determinato a continuare l’opera di risanamento per far ripartire il Paese».
Impossibile fargli dire se è vero che ha dovuto chiamare lo zio Gianni, come ha insinuato Renzi, per sapere l’esito dell’incontro con Berlusconi: «Non mi trascinerete in questi piccoli gossip». Tornato sulla scena dopo giorni di ostinato silenzio, Letta è deciso a convincere un Paese dalla «memoria corta» che da maggio a oggi il governo ha ottenuto risultati concreti, a dispetto dei «tanti» che hanno provato a impedirlo. Un elenco puntiglioso di «fatti» per spazzar via le accuse di immobilismo. «Ho cominciato a lavorare a maggio. La recessione si è fermata, è cominciata la crescita ed è ripartito il fatturato industriale. La strada per uscire dalla crisi è imboccata». E se nei sondaggi prevalgono i giudizi negativi, Letta ricorda di aver abolito il finanziamento ai partiti e sciorina riforme in arrivo: giustizia civile, rimpatrio dei capitali, antiriciclaggio, «lotta senza quartiere» alla mafia come priorità nell’Impegno 2014…


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