Libia, la diplomazia unica strada

Libia, la diplomazia unica strada

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ROMA «Occorre un salto di qualità nei negoziati fra le fazioni in Libia, un vero processo di riconciliazione nazionale non è mai partito, se prima non si arriva alla formazione di un governo che possa dirsi in qualche modo di unità nazionale non può decollare una missione delle Nazioni Unite».
È l’analisi che ieri mattina hanno condiviso il presidente del Consiglio Matteo Renzi con i ministri degli Esteri Paolo Gentiloni, degli Interni Angelino Alfano e della Difesa Roberta Pinotti, assieme al sottosegretario Marco Minniti. Un vertice utile anche per chiarire una volta per tutte la posizione dell’Italia, gli sforzi che anche la nostra diplomazia sta compiendo, la gradualità di ogni discorso, trattativa o iniziativa che riguardi la Libia. Almeno secondo Roma.
Oggi a New York, nella sede dell’Onu, inizia una prima discussione sulla situazione libica, con membri anche del governo egiziano, discussione che il nostro governo spera possa produrre passi avanti nel dialogo fra le diverse fazioni presenti in Libia. Dal vertice di ieri mattina, a Palazzo Chigi, è stato ribadito il forte sostegno del nostro governo per una forte azione diplomatica in ambito Onu e per «una iniziativa urgente al Consiglio di Sicurezza che promuova stabilità e pace in Libia».
In questa cornice ieri pomeriggio Matteo Renzi ha avuto un colloquio telefonico con il presidente francese, François Hollande: la Francia è membro del Consiglio di Sicurezza del Palazzo di Vetro e al momento condivide con il nostro Paese «piena identità di vedute sulla centralità della iniziativa diplomatica da mettere in campo in ambito Onu per promuovere stabilità e pace in Libia».
Primo passo dunque diplomatico, non militare, un aspetto che al momento sembra condiviso da tutti i Paesi occidentali, compresi Gran Bretagna e Stati Uniti. Una posizione che è anche, nel suo complesso, europea. Due giorni fa l’Alto rappresentante europeo per gli Affari esteri, Federica Mogherini e l’inviato speciale dell’Onu per la Libia, Bernardino León, si sono incontrati a Madrid per discutere «la necessità di intensificare il lavoro diplomatico per unire tutte le diverse parti libiche nello sforzo comune di combattere la minaccia dell’Isis».
Una posizione che ieri è stata rimarcata dalla portavoce della Mogherini, Catherine Ray: «L’Ue resta convinta che sia ancora necessario incoraggiare il dialogo politico fra le diverse parti libiche, spingendole a sedersi a un tavolo come sta cercando di fare il rappresentante speciale dell’Onu, León».
Nel vertice di ieri a Palazzo Chigi si è anche concordato di riunire in serata, al Viminale, il Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica. All’ordine del giorno del Comitato, presieduto da Angelino Alfano, anche l’attuazione del piano di impiego del contingente di 4.800 militari — appartenenti alle forze armate — nei servizi di vigilanza a siti e obiettivi sensibili. «Il contingente — hanno precisato al ministero dell’Interno — assicurerà in forma ampliata la prosecuzione dell’operazione “Strade sicure”, anche in relazione alle nuove esigenze contro il terrorismo».
Di Libia si è discusso anche durante la cerimonia di celebrazione dell’anniversario dei Patti Lateranensi, alla presenza del segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin. Presenti a Palazzo Borromeo anche il ministro dell’Interno Angelino Alfano, che non ha nascosto preoccupazione per l’Italia (anche «se non ci sono minacce precise e concrete» relative allo Stato del Vaticano), e il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, che ha ribadito che l’Italia affronterà la situazione dentro la cornice della comunità internazionale.
Marco Galluzzo


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