Caos stagionali di nuovo falcidiato il sussidio Naspi ai disoccupati

Caos stagionali di nuovo falcidiato il sussidio Naspi ai disoccupati

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ROMA . Finita l’estate, tra le migliori degli ultimi anni nel settore turistico, per gli stagionali si apre ora il tempo del caos. A turbare i sonni di decine di migliaia di lavoratori (in tutto l’Inps ne conta 355 mila) è la Naspi, il sussidio di disoccupazione entrato in vigore lo scorso primo maggio. Le nuove regole di fatto ne dimezzano la durata a chi ha occupazioni discontinue.
E questo penalizza soprattutto quanti si definiscono “stagionali storici” perché alternano sei mesi di lavoro a sei mesi di sussidio, ora ridotti a tre. La vicenda, raccontata anche da
Repubblica
lo scorso aprile, ha trovato solo parziale soluzione in una circolare Inps della fine di luglio, la numero 142, che salva tutti gli stagionali, di tutti i settori (turismo, agroalimentare, terme, ecc.), ma solo per il 2015. Dal prossimo anno «sarà conveniente avere contratti più lunghi da almeno otto mesi», spiegava Stefano Sacchi, consulente del governo per il Jobs Act e “padre” della Naspi. «Vogliamo che tutti si attivino». Ebbene, riposti sdraio e ombrelloni, in queste settimane i lavoratori si sono riversati nelle sedi Inps. E hanno scoperto, in molti casi, che nulla è cambiato. Altro che sei mesi, il sussidio è già falcidiato.
«Non c’è uniformità di risposta», racconta Giovanni Cafagna, 40 anni, stagionale dell’isola d’Elba, due figli piccoli, leader di un gruppo facebook da 30 mila iscritti e neo presidente del primo sindacato nazionale di categoria, da lui fondato qualche giorno fa. «L’Inps di Sciacca riconosce i sei mesi. L’Inps di Novara applica invece un’altra regola, quella del residuo. A tre aeroportuali e un addetto delle pulizie invece è stata rifiutata l’applicazione del punto 6.1 della circolare e dunque si devono accontentare dell’indennità dimezzata. Una confusione allucinante. I call center dell’Inps ormai mettono giù il telefono. Oppure farfugliano qualcosa e poi attaccano. La verità è che siamo terrorizzati dall’idea di passare un inverno senza sussidio».
Non solo. Il 12 novembre prossimo gli stagionali hanno pure prenotato piazza Montecitorio per un sit- in di protesta davanti al Parlamento e per chiedere il ripristino del “6 più 6” anche per il futuro. Già 500 le adesioni in pochi giorni, dal Veneto alla Sicilia, diversi pullman riempiti e un pressing su tutti partiti, Pd compreso. «Se lavorano sei mesi e per altri sei prendono l’indennità, quasi gli conviene non andare a lavorare perché pagherebbero più tasse. Ma questo non è giusto», si accalorava la vicesegretaria pd Debora Serracchiani, lo scorso gennaio a Ballarò , video ormai famoso tra gli stagionali che se lo rimbalzano ancora in questi giorni sui social. «In pratica ci ha insultato, insinuando che siamo furbi », si scalda Cafagna. «Spara sentenze senza conoscere la realtà di chi vive dove non c’è alternativa al lavoro stagionale. Finita la stagione, molti paesi muoiono ». Interpellata, l’Inps prova a sdrammatizzare. «Il criterio della circolare è gestito attualmente dalla procedura informatica di calcolo», spiegano dalla direzione per le prestazioni a sostegno del reddito. Dunque è «destituito di ogni fondamento l’assunto che questo aspetto non sia trattato nelle attuali liquidazioni Naspi». Eppure il caos c’è. Ne parleranno pure Cgil, Cisl e Uil, venerdì in commissione Lavoro della Camera, sollevando anche l’altro “ buco nero” della Naspi, quello su colf e badanti.
Sul fronte della contrattazione, intanto, ieri il presidente di Confindustria Squinzi si è detto «pronto a riprendere la trattativa» con i sindacati, dopo gli attriti dei giorni scorsi.


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