Allarme pesticidi nell’acqua contaminato il 64% di fiumi e laghi

Allarme pesticidi nell’acqua contaminato il 64% di fiumi e laghi

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L’overdose chimica dei campi contagia il territorio. Due campioni su tre di acqua prelevata da fiumi e laghi risultano contaminati da pesticidi. E in un caso su cinque si superano i limiti di qualità ambientale. È il responso del Rapporto nazionale pesticidi nelle acque dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. La morsa delle sostanze che non desideriamo (le chiamano “indesiderate”) ma che utilizziamo con abbondanza non solo non si allenta ma aumenta la presa: tra il 2003 e il 2014 si è registrata una crescita dei campioni contaminati del 20 per cento nelle acque superficiali e del 10 per cento in quelle sotterranee.

«Sono state trovate 224 sostanze diverse, un numero sensibilmente più elevato degli anni precedenti (erano 175 nel 2012)», si legge nel rapporto Ispra che mette in relazione questo dato con una maggiore efficacia delle indagini condotte. Nelle acque superficiali è stata rintracciata la presenza di pesticidi nel 63,9 per cento dei 1.284 punti di monitoraggio controllati (nel 2012 era il 56,9 per cento); nelle acque sotterranee sono risultati contaminati il 31,7 per cento dei 2.463 punti (31 per cento nel 2012). Dunque i pesticidi sono presenti anche nelle falde profonde protette da strati geologici poco permeabili, mentre nelle acque superficiali hanno registrato concentrazioni superiori ai limiti di qualità ambientale nel 21,3 per cento dei casi. La Coldiretti sottolinea la diminuzione delle vendite di prodotti fitosanitari, scesi nel 2014 a 130 mila tonnellate (meno 12 per cento rispetto al 2001), ma l’analisi dei dati del monitoraggio non evidenzia una riduzione della contaminazione. Inoltre, aggiunge l’Ispra, «più che in passato sono state trovate miscele di sostanze nelle acque, contenenti anche decine di componenti diversi, fino a 48 sostanze in un singolo campione. E la tossicità di una miscela è sempre più alta di quella dei singoli componenti. Si deve, pertanto, tenere conto che l’uomo e gli altri organismi sono spesso esposti a cocktail di sostanze chimiche di cui a priori non si conosce la composizione ».

In particolare è diffusa la presenza dei neonicotinoidi, tra i principali responsabili della moria di api, e del glifosato, una sostanza al centro delle polemiche perché considerata probabilmente cancerogena dallo Iarc (l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’Organizzazione mondiale della sanità) mentre l’Efsa (l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare) ha dato un parere diverso. Il glifosato e l’ampa (una sostanza che deriva dal degrado dell’insetticida), sono presenti rispettivamente nel 39,7% e nel 70,9% dei punti di monitoraggio delle acque superficiali di Lombardia e Toscana, le due regioni che hanno compiuto gli accertamenti. Nel complesso Toscana e Umbria risultano le peggiori, ma la carenza di dati provenienti da molte regioni meridionali è uno dei punti critici sottolineati dalla ricerca.

«Sono numeri che segnalano una vera e propria emergenza», osserva Maria Grazia Mammuccini, responsabile ricerca e innovazione di Federbio. «Tra l’altro per lo stesso periodo di riferimento dell’indagine Ispra ci sono due ricerche di istituti che fanno riferimento al ministero delle Politiche agricole che mostrano una riduzione del 4% sia del reddito che dell’occupazione agricola a fronte di un aumento delle spese per pesticidi del 3%. C’è qualcosa che non va. Anche perché il reddito di un agricoltore biologico nel 2013 era di 51.478 euro, quello di un agricoltore convenzionale di 34.294».



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