Stati uniti. La polizia uccide ancora, ma sotto inchiesta finisce Black Lives Matter
Ma le procure perseguono i manifestanti: negli ultimi 5 mesi accusati di aggressione e minacciati di ergastolo
NEW YORK. La polizia di Philadelphia, Pennsylvania, ha ucciso, sparandogli, un 27enne afroamericano. Stando alle dichiarazioni degli agenti, si stava dirigendo verso di loro «minacciosamente armato di un coltello». La sparatoria è avvenuta lunedì, verso le 16, quando la polizia è intervenuta a seguito di una segnalazione.
Come è ormai uno scenario tristemente prevedibile, un video pubblicato sui social mostra l’uomo, Walter Wallace Jr., che tenta di approcciarsi agli agenti che rispondono esplodendo circa una dozzina di colpi.
Durante una conferenza stampa il portavoce del dipartimento di polizia di Philadelphia, il sergente Eric Gripp, ha dichiarato che gli agenti avevano ordinato a Wallace Jr. di lasciare cadere il coltello ma che l’uomo non ha ubbidito e «stava andando verso gli agenti». A seguito di ciò i poliziotti gli hanno sparato «diverse volte» e, dopo averlo colpito, lo hanno portato al Penn Presbyterian Medical Center, dove è arrivato morto.
LA COMMISSARIA di polizia, Danielle Outlaw, ha assicurato che ci sarà «un’indagine completa. Riconosco che il video dell’incidente solleva molti interrogativi. Gli abitanti hanno la mia assicurazione che quegli interrogativi saranno affrontati pienamente dall’indagine». Anche il sindaco di Philadelphia, il democratico Jim Kenney, dopo aver visto il video, ha dichiarato: «Questo tragico incidente» solleva «domande difficili a cui è necessario rispondere».
L’ufficio del procuratore distrettuale di Philadelphia sta indagando sulla sparatoria in collaborazione con l’unità di polizia incaricata di indagare sugli omicidi che coinvolgono degli agenti. I poliziotti indossavano le body camera i cui filmati sono stati esaminati dal sindaco e dal commissario di polizia, ma non resi pubblici perché parte di un’indagine in corso.
Anche il sindacato di polizia si è espresso ma con toni di tutt’altro tipo: ha subito difeso gli agenti che «facevano il loro lavoro» e ha chiesto al «pubblico di avere pazienza, non arrivare subito a conclusioni scontate» mentre gli investigatori raccolgono i dettagli di quanto accaduto.
LA NOTIZIA DELL’OMICIDIO si è diffusa con la rapidità permessa dai social network e in breve tempo in città sono scoppiate proteste nelle quali circa 30 agenti sono rimasti feriti, 32 persone sono state arrestate e diversi negozi saccheggiati.
Centinaia di persone si sono radunate al Malcolm X Park e hanno marciato verso la stazione di polizia, dove i manifestanti si sono scontrati con gli agenti che li aspettavano in tenuta antisommossa, schierati in difesa della loro centrale. Non c’è stato un confronto pacifico: la polizia ha subito cominciato a manganellare e a respingere con la forza i manifestanti.
Questo nuovo omicidio arriva cinque mesi dopo le manifestazioni per George Floyd che negli Stati uniti hanno portato in piazza migliaia di manifestanti alcuni dei quali adesso devono affrontare accuse anche gravi da parte di pubblici ministeri federali e locali, comprese dubbie accuse di «aggressione» agli agenti di polizia di cui non ci sono prove di violenza e nessuna notizia di feriti.
Alcuni manifestanti hanno dovuto affrontare addirittura accuse e minacce di ergastolo, altri sono stati trasferiti alle autorità per l’immigrazione e rischiano espulsioni.
TUTTI I DATI RACCOLTI in questi mesi hanno dimostrato che la stragrande maggioranza delle manifestazioni legate a Black Lives Matter non hanno comportato danni a proprietà, a persone o legami con gruppi estremisti. La violenza e l’uso della forza durante le proteste è solitamente arrivata da unità di polizia militarizzate. E l’Fbi continua a considerare «minaccia terroristica letale» non Blm, ma i suprematisti bianchi e i gruppi di estrema destra
* Fonte: Marina Catucci, il manifesto
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