Nagorno-Karabakh. L’Azerbaigian spara e si allarga

Nagorno-Karabakh. L’Azerbaigian spara e si allarga

Loading

Torna a salire la tensione tra Armenia e Azerbaigian dopo la guerra del 2020. La Russia parla di violazione del cessate il fuoco. In forse l’incontro tra i due paesi organizzato dalla Ue

 

Si riaccende il conflitto tra armeni e azeri per l’autoproclamata Repubblica del Nagorno-Karabakh (Rnk). Al culmine di giorni di tensione, dichiarando di reagire a fuoco armeno, le forze armate dell’Azerbaigian hanno lanciato mercoledì l’operazione «Punizione» eliminando almeno quattro militari nemici ed estendendo ulteriormente l’area sotto il loro controllo.

Dopo essere stata estromessa dalla regione in una prima guerra all’inizio degli anni ’90, Baku ne ha riacquisito il controllo nel novembre 2020.

DOPO 44 GIORNI di guerra, nel momento in cui l’Armenia stava per essere travolta, la Russia si è frapposta tra le due parti dispiegando nella Rnk un contingente di peacekeeping di duemila uomini.

Al di là delle motivazioni simboliche (rinnovare il proprio preteso ruolo storico di protettore delle minoranze cristiane del Caucaso), Mosca è interessata a mantenere una situazione di stallo tra le due parti che le permette d’influire sugli equilibri geopolitici di una regione strategica quale il Caucaso meridionale.

Nel 2018, una «rivoluzione colorata» sostenuta dagli occidentali ha portato al governo dell’Armenia il liberale Nikol Pashinjan, cosa che avrebbe potuto mettere in forse la stretta alleanza con la Russia. L’intervento di peacekeeping ha riportato Mosca al centro massimizzando la dipendenza degli armeni.

LA RNK è adiacente all’Iran e sulla via delle comunicazioni tra Azerbaigian e Turchia. La vittoria azera del 2020 è stata possibile grazie all’appoggio militare turco e da quel momento le forze armate di Ankara si sono anche installate direttamente nella regione.

Quale risultato della guerra le aree karabakhi abitate degli armeni si sono ridotte a un’enclave sotto protezione russa circondata dalle forze azere. Le comunicazioni con l’Armenia avvengono tramite un corridoio, il Lanchin, dove sono schierate forze di interposizione russe.

Baku vuole modificare questo assetto logistico per costruire un asse infrastrutturale che permetta comunicazioni spedite con la Turchia, uno sviluppo che, attirando i flussi di comunicazione in arrivo dall’Asia centrale sotto impulso cinese, potrebbe avere implicazioni di rilievo per l’ordine geopolitico postbellico della regione, andando a ledere interessi russi e iraniani.

L’escalation di questa settimana è derivata dal rifiuto degli armeni locali di cedere il controllo del Lanchin per utilizzare un nuovo corridoio allestito dagli azeri più a nord.

A OGNI RINNOVO della pressione azera si riaccendono in Armenia le voci critiche nei confronti della dipendenza dalla Russia. Il ministero della Difesa russo ha rivolto parole dure alle proprie controparti azere accusandole di aver violato il cessate il fuoco nella Rnk.

In questa fase non è del tutto chiaro quali obiettivi finali stia perseguendo Baku rilanciando le operazioni militari nella regione. Potrebbe trattarsi di «smilitarizzare» completamente quello che considera territorio nazionale a tutti gli effetti, fiaccando o neutralizzando definitivamente le «formazioni armate illegali» del governo separatista di Stepanekert, che ha proclamato la mobilitazione militare parziale.

Come osservato dall’analista armeno Aleksandr Iskandarjan, l’Azerbaigian starebbe testando le capacità di reazione russe nel momento in cui Mosca si trova più che mai impegnata in Ucraina e non può occuparsi del Karabakh.

IN SECONDO LUOGO, quando diverse trattative sono in corso per definire status e assetto logistico della regione, tramite simili forme di pressione l’Azerbaigian cercherebbe di aumentare il proprio peso negoziale.

Data l’importanza strategica, nei tentativi i risoluzione del conflitto del Karabakh sono implicati da decenni anche americani ed europei.

A Bruxelles a metà agosto era previsto un incontro dei leader di Azerbaigian e Armenia che dopo questo incidente potrebbe essere in discussione.

* Fonte/autore: Fabrizio Vielmini, il manifesto

 

ph by Kalj, based of File:2020 Nagorno-Karabakh war map.png by User:Golden, CC BY-SA 3.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0>, via Wikimedia Commons



Related Articles

Condannato a morte, in contumacia, il secondogenito di Ghed­dafi

Loading

Libia. Condanna a morte per Saif al-Islam e alti ufficiali gheddafiani. Cpi, Onu e Ue insorgono. Amnesty: «sentenze agghiaccianti». Si infiamma lo scontro politico tra Tobruk e Tripoli

Iran, l’intervento straniero in Siria avrebbe gravi conseguenze

Loading

L’Iran ha affermato oggi che le violenze in Siria sono “una questione interna” e che ogni intervento straniero “avrebbe gravi conseguenze“. Nella sua conferenza stampa settimanale, il portavoce del ministero degli Esteri, Ramin Mehman-Parast, ha detto: “Condanniamo ogni ipotesi di intervento straniero”, e ha invitato tutti i governi della regione a “tenere gli occhi aperti” di fronte ai complotti degli Stati Uniti, che mirano a “creare scontri militari tra i Paesi della regione”.

Petrobras. La pandemia non ferma le privatizzazioni selvagge di Bolsonaro

Loading

Era Bolsonaro. Manovre anche intorno a Petrobras, emblema del nazionalismo verdeoro. Che resterà al centro del dibattito soprattutto ora che Lula è tornato sulla scena politica

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment