In Europa 60mila morti per il caldo, quasi un terzo in Italia

In Europa 60mila morti per il caldo, quasi un terzo in Italia

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Il rapporto tra surriscaldamento e decessi in uno studio. Nel 2022 il picco nel nostro paese, seguono Grecia e Spagna. Un anno fa rilevati oltre tre gradi in più rispetto alla media degli anni 1991-2020

 

Le alte temperature dell’anno scorso hanno provocato decine di migliaia di morti in Europa. Il paese più colpito è stata l’Italia, dove si sono registrate quasi un terzo delle vittime del caldo. In sintesi, è il contenuto di uno studio pubblicato ieri sulla rivista scientifica Nature Medicine da un gruppo di ricercatori francesi e spagnoli coordinato da Joan Ballester del Barcelona Institute for Global Health.

GLI EPIDEMIOLOGI hanno studiato la correlazione tra le temperature estive del 2022, l’eccesso di mortalità rispetto agli anni precedenti e l’impatto che ha ogni grado di temperatura in più sul rischio di morte. Indagando questo rapporto hanno stimato quanti decessi debbano essere attribuiti all’aumento della temperatura, che a luglio è arrivato a oltre tre gradi in più rispetto alla media rilevata nel corso degli anni 1991-2020.

La stima più probabile calcolata dai ricercatori è pari a 61 mila vittime del caldo a livello europeo, con una «forchetta» compresa tra 38 e 87 mila decessi e in maggioranza donne. Per quanto riguarda l’Italia, la ricerca attribuisce alla calura 18 mila morti, con un margine di incertezza pari a circa 4 mila decessi. L’Italia, dunque, conquista il triste primato davanti alla Spagna (11 mila decessi stimati) e alla Germania (8 mila). Anche in rapporto alla popolazione l’Italia risulta la nazione più colpita, con 295 morti per milione dovuti al caldo.

Dietro di noi ci sono altri paesi del Mediterraneo come Grecia (280 morti per milione) e Spagna (237). Da notare che non esiste una relazione diretta tra surriscaldamento e decessi: i paesi nei quali si è registrato il maggior numero di vittime non sono quelli dove l’aumento di temperatura è stato più forte, cioè Francia e Svizzera. Segno che l’Italia e gli altri Paesi dell’Europa meridionale appaiono più vulnerabili di fronte all’aumento di temperatura, o che le istituzioni non hanno fatto abbastanza in termini di prevenzione.

I NUMERI del 2022 ricordano quelli del terribile 2003 in cui, secondo le stime più affidabili, la canicola provocò circa 70 mila vittime. Dopo quell’estate, l’impatto sanitario del surriscaldamento globale emerse in tutta la sua urgenza. Le misure prese da allora, tuttavia, non bastano. «Sebbene le ricerche mostrino che il rischio di morte dovuto al caldo è diminuito in diversi paesi europei – scrivono i ricercatori – questi risultati suggeriscono che gli sforzi profusi per adattarsi al riscaldamento in termini di preparazione, capacità di risposta, azioni di intervento e sistemi di allerta, è stato del tutto insufficiente per prevenire la mortalità stimata dell’estate del 2022».

L’analisi epidemiologica indica anche una specificità di genere nel triste primato dei decessi: si è osservata infatti una maggiore vulnerabilità femminile: si stima, infatti, che il 63% in più di donne rispetto agli uomini sia morto a causa del caldo, con l’incidenza più alta nella regione mediterranea.

I RICERCATORI rilevano inoltre che mentre il 2003 fu un anno eccezionalmente caldo, il 2022 invece appare perfettamente in linea con il trend dell’ultimo decennio. Tra il 2013 e il 2022, infatti, la temperatura europea è salita di 1,4 gradi, un ritmo cinque volte superiore a quello dei due decenni precedenti. L’Europa è il continente che sta sperimentando il maggior riscaldamento, fino a un grado in più rispetto alla media globale. Proiettando la stessa tendenza nel futuro, dunque, i ricercatori prevedono che in mancanza di interventi radicali di adattamento il caldo mieterà in Europa 68 mila vittime nel 2030, 94 mila nel 2040 e 120 mila nel 2050.

* Fonte/autore: Andrea Capocci, il manifesto

 



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