QUESTA OPZIONE ha già raccolto l’appoggio di più paesi. «Gli Stati uniti sono favorevoli all’espansione del Consiglio di sicurezza – ha detto il presidente Usa Joe Biden durante il suo intervento – Continueremo a promuovere una riforma per garantire l’ingresso di nuovi membri: dobbiamo porre fine agli ostacoli che troppo spesso hanno bloccato il progresso e il consenso all’interno di questo organismo».

La dimostrazione della crisi che sta vivendo l’Onu è il fatto che per la prima volta da anni il presidente degli Usa, che ha parlato subito dopo Guterres, fosse l’unico leader delle 5 potenti nazioni con diritto di veto al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite presente all’assemblea di 193 membri. Quest’anno infatti Cina, Russia, Regno Unito e Francia non hanno presenziato all’Assemblea, e l’assenza dei leader di 4 potenze del Consiglio di Sicurezza ha sollevato le proteste dei paesi in via di sviluppo, che vorrebbero fare ascoltare le proprie richieste direttamente ai principali attori politici, incluse quelle per iniziare a colmare il divario economico fra il nord e il sud globale.
Questa spaccatura è palpabile negli interventi dei capi di stato. Se i leader dei paesi più industrializzati hanno affrontato il tema dell’ambiente rilanciando l’allarme, il sud del mondo ha fornito descrizioni accurate di quella che è già una realtà emergenziale. Dal presidente del Brasile Lula, che ha ripreso un discorso interrotto 20 anni fa e ha parlato delle condizioni dell’Amazzonia, a quello colombiano Gustavo Petro, che ha parlato delle ragioni delle migrazioni interne dei cittadini del suo paese, costretti a spostarsi «non più per cercare condizioni economiche migliori, ma per trovare l’acqua».

IL PROTAGONISTA di questa prima giornata è stato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, accolto da un lunghissimo applauso, che si è ripetuto quando ha detto che «grazie a Dio la Russia non ha ancora imparato a sfruttare il clima come arma», e ha continuato elencando la lista di crimini di guerra commessi da Mosca in Ucraina. «Un paese con armi nucleari e che inizia una guerra ogni 10 anni è un pericolo per tutti. L’obiettivo della guerra contro l’Ucraina è trasformare la nostra terra, la nostra gente, le nostre vite, le nostre risorse in un’arma contro di voi, contro l’ordine internazionale basato sulle regole. Del Male non ci si può fidare. Chiedete a Prigozhin».
Zelensky ha incassato l’appoggio dell’Onu: «Se non difendiamo l’Ucraina, nessuna nazione al mondo sarà al sicuro» ha dichiarato il Segretario generale della Nato Jens Stoltenberg alla Bbc a margine dell’Assemblea, ripetendo lo stesso concetto espresso poco prima da Biden, ma sottolineando l’importanza di implementare questa difesa tramite uno sforzo diplomatico.

* Fonte/autore: Marina Catucci, il manifesto