Il governo del Far west: più armi, polizia e galera

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Il consiglio dei ministri vara un nuovo pacchetto sicurezza extra large a base di populismo penale e aumento della repressione

Una mattinata a parlare con i sindacati delle forze armata e di quelle di polizia, poi un consiglio dei ministri subito dopo pranzo e infine un post sui social con cui Giorgia Meloni in persona si definisce «orgogliosa» del nuovo pacchetto sicurezza: una sequela di strette e di inasprimenti quasi senza precedenti, con spruzzate di retorica sulle nuove assunzioni per soldati e i poliziotti – con 1.5 miliardi su 5 previsti per tutti gli statali – e invenzioni frutto dell’indignazione televisiva, come il daspo dalle stazioni per chi borseggia, e l’inasprimento delle pene per le truffe agli anziani. Reati sicuramente odiosi ma che mai sono stati estranei al codice penale. I disegni di legge approvati in un’oretta dal consiglio dei ministri contengono anche altre cose: c’è pure un un decreto che attua le indicazioni contenute nella delega fiscale, per dire, e c’è una serie di misure sulla digitalizzazione degli atti processuali.

TUTTO INSIEME, mischiando cose necessarie, idee lanciate nelle passate settimane dai parlamentari, istanze raccolte dalle discussioni social e dagli editoriali della stampa populista di destra, come il fatto che non sarà più automatico il differimento della pena per le donne incinte («È contro le borseggiatrici», sostiene Piantedosi) e quindi i bambini potranno finire in carcere insieme alle loro madri o essere affidati ai servizi sociali direttamente dalla culla.

DI «UNA STRETTA securitaria micidiale» parla Luana Zanella dell’Avs, che poi punta il dito contro il ministro Nordio, «definitivamente convertito al panpenalismo, più armi, più repressione, più esibizione di muscolare potere». Un’inversione di tendenza evidente per un magistrato che ha conquistato il ministero della Giustizia all’apparenza in virtù del suo (presunto) garantismo. E infatti il Guardasigilli non si è fatto vedere in conferenza stampa, mentre il collega Piantedosi si prendeva la scena, illustrando le varie misure e compiacendosi del pugno di ferro del governo di cui fa parte. Poi, a Sky Tg24, il ministro si abbandona anche a riflessioni più generale. Così, quando gli viene chiesto se abbia paura di tensioni sociali, risponde: «Paura no, è una preoccupazione che dobbiamo sempre porre. Confido nella capacità tra le parti sociali e nel dialogo che abbiamo come governo che il buon senso farà sempre sì che ogni legittima discussione sia sempre contenuta in una dialettica democratica». Dialettica democratica che, a quanto pare, si esprime puntando quasi tutto sulla repressione, perché «le tensioni» sono sempre in agguato e sono un vero pericolo. Non come armare i poliziotti anche fuori servizio, cosa che lascia Piantedosi indifferente: «Non vedo alcun rischio».

DAL PD Francesco Boccia sostiene che questo pacchetto extra large sia solo «propaganda» utile a «coprire l’incapacità nel rispondere alle emergenze economiche delle famiglie, dei cittadini, dei lavoratori e delle nostre imprese, al caro vita». Anche Antigone critica duramente le misure del governo: «Il preannunciato nuovo pacchetto sicurezza del governo fa parte di una strategia illiberale diretta a stravolgere il nostro sistema penale e penitenziario con l’evidente scopo di racimolare un consenso altrimenti fragile. Qualora dovesse essere così approvato avremo risvolti drammatici per ciò che riguarda il lavoro dei tribunali e delle carceri. Le Corti, anziché doversi occupare di fatti di indubbia rilevanza, quali omicidi e mafia, saranno intasati da tutto ciò che tradizionalmente ha a che fare con questioni solo socialmente rilevanti».

I PARLAMENTARI della maggioranza, dal canto loro, esultano perché questo sarebbe «un altro passo nell’attuazione del programma», cioè verso il Far West, dove il braccio della legge è sempre armato e tutti gli altri devono stare attenti, perché si può finire nei guai seri anche per una scritta su un muro.

* Fonte/autore: Mario Di Vito, il manifesto



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