L’iniziativa vede in prima fila Italia, Francia e Germania, firmatari di un documento, planato ieri sul tavolo del Consiglio, che sostiene la proposta dell’Ue di dislocare almeno tre cacciatorpediniere o fregate antiaeree con capacità multi-missione e invita gli altri Stati membri a «considerare favorevolmente la loro partecipazione, con mezzi navali o contributi di personale, ad Aspides come segno tangibile di sostegno all’obiettivo politico comune di proteggere la libertà di navigazione e di sostenere il diritto internazionale».

LA MISSIONE sarà difensiva, diversa quindi dall’iniziativa Prosperity Guardian a guida americana, che prevede anche attacchi sul territorio yemenita. Il ministro degli esteri Antonio Tajani ha escluso questa ipotesi, ma ha specificato che Aspides avrà «un sistema di difesa forte, in grado anche di abbattere droni e missili lanciati dagli Houthi». Immediata la reazione del M5S che ha chiesto al governo di riferire in parlamento sulla partecipazione dell’Italia alla missione, pur annunciando che non si opporrà «a patto che il mandato sia chiaro ed escluda ogni possibile coinvolgimento nell’operazione Prosperity Guardian a guida americana».

Data la natura difensiva della missione europea «non dobbiamo passare in parlamento» ha chiosato la premier Giorgia Meloni, che ha bollato come inaccettabile la minaccia degli Houthi nel Mar Rosso. «Da lì – ha aggiunto – transita il 15% del commercio mondiale, impedire il passaggio dei prodotti significa un aumento dei prezzi spropositato».

Alla missione europea, le cui regole di ingaggio saranno con molta probabilità approvate in via definitiva nella prossima riunione dei ministri degli esteri europei in programma il 19 febbraio, dovrebbero prendere parte oltre a Italia, Francia e Germania, anche Belgio e Paesi Bassi, che si sono detti disposti a contribuire con navi alla missione, e per ora anche Portogallo, Danimarca e Grecia. Roma dovrebbe contribuire con l’invio di una nave della Marina italiana, mentre una seconda fregata, per la rotazione, potrebbe essere coinvolta nella missione.

COLLEGATA alla nuova missione navale è Emasoh/Agenor, l’operazione di sorveglianza marittima a guida francese che dal 2020 presidia l’intero Golfo, lo Stretto di Hormuz, cruciale per il commercio di petrolio via mare diretto all’Europa, e parte del Mar Arabico e a cui prendono parte nove Stati europei, oltre a Italia e Francia, anche Belgio, Danimarca, Germania, Grecia, Paesi Bassi, Norvegia e Portogallo.

Nel documento, cui, ha spiegato il capo della diplomazia europea Josep Borrell, «non si è opposto nessuno», si sottolinea «l’importanza di utilizzare le strutture e le capacità già esistenti» di Emasoh/Agenor. Il risultato dovrebbe essere quindi la creazione di una missione navale, con navi, personale ed equipaggiamento della Emasoh/Agenor, ma dal perimetro molto più ampio. E ampio è l’arco temporale entro cui potrebbe svolgersi la missione, prevista inizialmente per un anno.

«Quanto sta accadendo nell’area del Mar Rosso è strettamente legato alla guerra in Medio Oriente. Quindi a meno che non venga negoziata la pace, avremo problemi nella regione a lungo termine», è il ragionamento della ministra degli Esteri finlandese, Elina Valtonen. Lasciando presagire che Aspides sarà lì per restare.

* Fonte/autore: Alessandra Briganti, il manifesto