Il concentramento di massa – trasmesso in diretta dal principale canale di Stato, Cubavision, è iniziata la mattina presto nella cosiddetta «Tribuna antimperialista», un vasto spiazzale nel malecón (lungomare) di fronte all’ambasciata degli Stati uniti, ieri chiusa come una fortezza assediata. Fin dalle sette di mattina sono sventolate bandiere della Palestina assieme al vessillo cubano e a molti cartelli che chiedevano la fine degli «attacchi assassini» contro la popolazione palestinese. In prima fila di fronte alla Tribuna tutti i leader del Pc e del governo, muniti di kefiah bianca e nera.

DAL PALCO DELLA TRIBUNA si sono susseguiti interventi intramezzati da musica di cantautori e repentisti (bardi popolari che improvvisano strofe in decime). Uno degli interventi più emotivi e stato quello di una giovane palestinese che ha letto la poesia di Yasser Yamil, Razones: un lungo elenco di ragioni che sostengono la lotta dei palestinesi per un loro stato libero e sovrano. Molto applaudito è stato l’intervento della multicampionessa paraolimpica Omara Durán, che ha espresso la solidarietà delle donne cubane e ha denunciato i massacri e le violazioni del Diritto internazionale umanitario degli attacchi israeliani contro ospedali e infrastrutture umanitarie a Gaza.

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Quello di ieri è stato il secondo atto di massa in appoggio alla Palestina organizzato a Cuba dall’inizio dell’aggressione israeliana a Gaza dopo l’attacco del 7 ottobre di Hamas. Da allora vi sono state più di 30.000 vittime palestinesi. « Di fronte a questi crimini Cuba non è restata nè resterà indifferente» – ha scritto il presidente Díaz-Canel su X. L’Avana – ha continuato – denuncia «la responsabilità degli Stati uniti che fanno uso del loro diritto di veto all’Onu per bloccare le risoluzioni che chiedono un cessate il fuoco a Gaza» e che «assicurano una pericolosa impunità ai crimini di Israele».

IL COLPO D’OCCHIO ieri mattina di una compatta massa di manifestanti che si allungava dalla Tribuna antimperialista lungo il malecón, animata da canti e balli e agitata nello sventolio di bandiere, contrastava con il plumbeo parallelepipedo di cemento dell’ambasciata degli Stati uniti, sbarrata e silenziosa. Per qualche ora si ribaltava così l’assedio economico-commerciale e finanziario unilaterale che da più di 60 anni gli States, qualunque sia il presidente in carica, impongono all’isola.

Stati uniti che, assieme a Israele, sono stati sotto accusa anche nel vertice della Comunità degli Stati latinoamericani e del Caribe (Celac) svoltosi venerdì a Kingstown, capitale di San Vicente e Granadine. La maggioranza dei 33 paesi che fanno parte della Celac hanno condannato la politica «criminale» di aggressione di Israele a Gaza. Il presidente brasiliano, Lula da Silva, assieme al collega colombiano Gustavo Petro hanno chiesto «la fine del genocidio» in atto a Gaza.

«Quanto accade a Gaza sta uccidendo l’umanità» ha commentato Petro, il quale ha informato che la Colombia «smetterà di compare armamenti da Israele e provvederà a sostituire quelli che già ha acquistato negli anni precedenti».

* Fonte/autore: Roberto Livi, il manifesto