Metz. Viaggio nella nuova Calais, che è già peggio di prima
METZ. Nonostante i ratti che sciamano indisturbati tra le tende, un’epidemia di scabbia che colpisce famiglie di migranti e bande di giovani albanesi che la notte organizzano ronde punitive contro i pochi nigeriani presenti, Blida è una bidonville “istituzionale”. Ad aprirla lo scorso aprile è stata la prefettura di Metz, per poi lavarsene le mani fino al prossimo autunno quando sarà ufficialmente chiusa. Al suo ingresso, a darti il benvenuto è una decina di ragazzini che gioca tra gli scoli e i fetori dei soli tre bagni che conta questo campo allestito in un ex deposito di autobus per i suoi 700 ospiti. Siamo a un paio di chilometri dalla maestosa cattedrale gotica della città, e per chi volesse vederci una qualsivoglia simbologia, davanti a un impianto per il trattamento dei rifiuti. «Senza i volontari che qui forniscono le tende e il cibo questi disgraziati non riuscirebbero a sopravvivere», spiega Chantal Muszynski del “Collectif mosellan de lutte contre la misère”, un’associazione che assiste legalmente i rifugiati nel tentativo di dar loro un po’ di dignità. «Poiché non è una bidonville illegale, lo Stato non dovrebbe tollerare tali condizioni d’insalubrità».
Fonte: PIETRO DEL RE, LA REPUBBLICA
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