L’emozione del foglio bianco che rende adulti

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Sia che si trattasse di un certo canto dell’Inferno o delle questioni ambientali o di qualsiasi altro grande problema. Fino a cinque minuti prima lo studente spara cartoccetti, fa caciara, raccoglie i soldi per la puntata sulle partite della domenica: è una creatura gioiosamente irresponsabile, che parla a strappi, senza bisogno di scegliere le parole, di mettere in fila un pensiero, di renderlo persino persuasivo e musicale. E poi eccolo a meditare come un uomo adulto, a riflettere sui destini del mondo e della cultura e della giovinezza contemporanea. Molti annaspano, cominciano a lamentarsi: «Professò, io nun ciò le idee, io nun so che scrive» – però alla fine scrivono tutti, ognuno compie meglio che può quel rito di concentrazione ed espressione, anche la spugna più asciutta si strizza e qualche goccia viene fuori. Negli ultimi vent’anni è stato un diluvio di temi sulla droga e l’immigrazione e il disagio sociale e la famiglia in crisi e il consumismo che divora. Credo che ogni diciottenne abbia scritto decine e decine di temi sul malessere contemporaneo. Per questo a volte gli studenti sembrano annoiati, per questo vanno presi in contropiede, costretti a non ripetere la solita solfa. «Scrivete: primo tema, Il mio cappotto. Secondo tema: Un pomeriggio da incorniciare e uno da buttare. Terzo tema: Cinque motivi per cui vale la pena vivere in Italia e uno per cui sarebbe meglio andarsene». Partono le grida di disapprovazione, ogni novità  viene vista malissimo. Ma per un insegnante è importantissimo osservare in che modo un ragazzo scrive, come aggancia le frasi, quali immagini trova, quali storie sceglie per rendere più vivace un componimento.
Lo stile è tutto, perché lo stile esprime una personalità , un modo di vedere e di giudicare la realtà , di connettere fatti, pensieri, parole. Per questo è indispensabile che i ragazzi scrivano molto, che il tema non venga soppiantato dai test e da altre formule bislacche. Il professore legge, valuta, comprende i suoi allievi. Purtroppo oggi anche il voto che bisogna comunque assegnare a ogni tema è frantumato secondo allucinanti griglie di giudizio: una percentuale va alla competenza lessicale e un’altra a quella morfosintattica e un’altra alla precisione del vocabolario e un’altra ancora alla pertinenza espressiva, in una dissezione autoptica gelida e fasulla. Insomma: salviamo il tema, grande momento per l’officina mentale dell’alunno, che in tre facciate a volte si scopre più libero e intelligente di quanto credesse.


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