Braccio di ferro in Finmeccanica Pansa resiste: “Io non lascio”

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ROMA – Braccio di ferro su Alessandro Pansa, neo amministratore delegato di Finmeccanica. «Il mio non è assolutamente un mandato a tempo. E io non ho alcuna intenzione di dimettermi dato che, come sapete, sto lavorando come un matto», si è sfogato ieri il manager della holding pubblica con i suoi più stretti collaboratori. Ma più di un consigliere del gruppo sostiene che il compito affidatogli sia limitato a traghettare Finmeccanica fino alla prossima assemblea dei soci già  convocata per il 15 aprile. D’altra parte sarebbe questo il senso del “gentlemen’s agreement” sottoscritto dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà , con il board di piazza Monte Grappa, e con il via libera politico del leader del Pd, Pier Luigi Bersani, dopo il clamoroso arresto dell’ex capoazienda, Giuseppe Orsi. «È un’intesa di cui anche Pansa è ben consapevole», diceva ieri uno dei consiglieri contattati da Repubblica.
Oggi si riunisce il primo consiglio di amministrazione a guida Pansa. All’ordine del giorno non ci sono né le dimissioni né le cessioni di asset produttivi previste per un miliardo di euro dal piano industriale di Orsi. Quel piano ormai è stato congelato in attesa delle prossime elezioni e del nuovo quadro politico. Pansa, intanto, punta ad avviare una riorganizzazione interna, facendo fuori alcune “prime linee” della gestione precedente. Pare certo che salteranno gli ex magistrati Giuseppe Grechi e Manuela Romei Pasetti, presidente e membro dell’organismo di vigilanza interno, chiamati da Orsi, «per sviare le indagini», come scrive il gip di Busto Arisizio nell’ordinanza che ha portato in carcere l’ex presidente e amministratore delegato. «È solo il primo passo. In una settimana non si può fare tanto. Comunque non mi fermo», spiegava Pansa ieri ai suoi. Ma non è escluso che emergano tensioni durante la riunione. Non solo per il carattere spigoloso, il nuovo ceo non è particolarmente amato nell’ultimo grande fortino delle ex partecipazioni statali.
Certo la posizione di Pansa non si è affatto rafforzata dopo la pubblicazione dell’informativa inviata dai carabinieri alla procura di Busto Arsizio (quella che ha ordinato la custodia cautelare per Orsi) e che racconta del suo tentativo (quanto era responsabile dell’area finanza) di ottenere da Mediobanca una ristrutturazione del debito (tra i 400 e i 500 mila euro) accumulato nelle attività  imprenditoriali dalla ex moglie del ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, all’epoca direttore generale del Tesoro, cioè dell’azionista di riferimento di Finmeccanica con il 30,2 per cento delle quote. Grilli e Pansa sono amici da tempo. Pansa ha spiegato che quella presso la banca d’affari milanese era un’iniziativa a titolo personale senza in alcun modo il coinvolgimento della società . Resta il fatto che Grilli, forte del suo ruolo in Via XX settembre, ha sostenuto Pansa prima nello scontro sulle strategie aziendali con Orsi e poi lo ha designato alla carica di amministratore delegato.
Dopo l’uscita dell’informativa, Pansa aveva accennato alle sue possibili dimissioni, poi non ci ha più pensato. Questo – secondo alcuni consiglieri – si spiega proprio con il “gentlemen’s agreement” che ha garantito un ricambio immediato al vertice del gruppo, affidato al prossimo governo la soluzione definitiva, tranquillizzato gli investitori, tamponato le possibili aggressioni da parte dei concorrenti e impedito, infine, che Finmeccanica potesse perdere commesse dopo che quella da 750 milioni di dollari per la consegna di 12 elicotteri in India (per la vittoria della quale Orsi è accusato di aver pagato una tangente da 51 milioni di euro) è molto a rischio. Diverso il ragionamento che ha fatto Pansa con i suoi collaboratori: «Non può esserci alcun vincolo. Il governo può revocarmi quando vuole senza attendere la scadenza del cda nel 2014. E io, per evitare sospetti, ho rinunciato a qualsiasi eventuale rivendicazione economica».


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