Bimba in affido a coppia gay, la Curia non pone veti

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BOLOGNA — «Il fatto che i componenti del nucleo familiare abbiano il medesimo sesso non può essere di ostacolo all’affidamento di un minore». L’ha scritto il giudice tutelare di Parma nel luglio scorso e l’ha confermato definitivamente il Tribunale dei Minori di Bologna una settimana fa. Così, una bambina straniera di 3 anni, con il padre all’estero e la madre in difficoltà, vive ormai stabilmente dal febbraio scorso con una coppia gay composta da due persone cinquantenni. È la prima volta in Italia, almeno che si sappia, che un bambino sia stato affidato temporaneamente (l’adozione invece non sarebbe permessa) ad un coppia gay,
senza che uno dei due adulti abbia un rapporto di parentela con la piccola. La madre ha dato il pieno consenso all’affi-damento in attesa di riavere la figlia con sé fra meno di due anni, continua a vederla regolarmente. I servizi sociali di Parma hanno portato abbondante documentazione ai giudici sia sulla idoneità della coppia affidataria, sia sul «benessere » raggiunto dalla bambina, accolta in un «contesto di cura amorevole da parte di persone idonee». Lei, la piccola, sa benissimo distinguere tra la madre e i due signori che l’hanno accolta, chiamati «zii».
Il giudice tutelare ha superato un ostacolo nella legge, che indica di preferire famiglie con figli, spiegando che la norma,
oltre alle famiglie con figli e i single, «non esclude un nucleo composto da persone dello stesso sesso dal concetto di famiglia ». Su questo e altre questioni formali si è basato il no all’affido del procuratore capo dei Minori di Bologna Ugo Pastore, secondo il quale il problema era «la mancanza di trasparenza» nella scelta della famiglia, non l’orientamento sessuale della coppia prescelta. I giudici del Tribunale — il presidente Giuseppe Spadaro, il relatore Mirko Stifano — non hanno accolto il ricorso e hanno convalidato la decisione del giudice parmigiano optando per «il benessere e la serenità» raggiunta in quella nuova casa dalla bambina, senza curarsi del sesso degli affidatari.
Una decisione che, come c’era da aspettarsi, ha aperto una discussione accesa tra associazioni e forze politiche. Esultano le associazioni dei gay. Franco Grillini di Gaynet e a Bologna fondatore della prima associazione riconosciuta, Il Cassero, è felice per una «soluzione positiva, anche se forse non la prima». Contrari ai giudici molti esponenti di centrodestra, come Ignazio La Russa, Maurizio Sacconi, Gianni Alemanno o Giorgia Meloni, che parla di «mancato rispetto per i minori». Contrarie la Lega e Paola Binetti dell’Udc, per cui «è stato fatto un torto alle famiglie in attesa». Nel Pd dubbioso anche Edoardo Patriarca: «Questa non deve essere una breccia nel principio per cui un bambino deve avere come riferimento un uomo e una donna». Ma non c’è una posizione contraria della Chiesa, anzi. Il vicario della Curia di Bologna Giovanni Silvagni invita «a non fare astratte dichiarazioni di principio sulla pelle» della piccola data in affido. E afferma: «Siamo davanti ad un caso concreto e il tema non è la condizione omosessuale, ma il miglior bene possibile di questa bambina».


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