Ucraina, il parlamento vota l’adesione alla Nato, ma ora l’Ue frena

Ucraina, il parlamento vota l’adesione alla Nato, ma ora l’Ue frena

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KIEV. Ieri mattina la Rada, il parlamento ucraino, con un’ampia maggioranza di 276 voti a favore (il quorum era fissato a 226) ha approvato la richiesta di adesione del paese alla Nato. Nella direttiva presa in esame dal parlamento di Kiev si afferma di «voler prendere tutte le misure per approfondire i legami con l’Alleanza, al fine di adempiere ai criteri per aderire a tale organizzazione».

UN PASSO SIMBOLICO ma decisivo al fine di creare una nuova, più avanzata, cortina di ferro tra la Russia e il resto dell’Europa. Tuttavia la strada verso l’adesione all’Alleanza atlantica dell’Ucraina, è tutta meno che in discesa.

Intervenendo nel dibattito, la deputata del blocco di Poroshenko Irina Gherashenko, ha affermato che nel 2014 il referendum sull’adesione alla Nato venne messo con nonchalance da parte perché tutti i sondaggi davano in minoranza i fautori del sì al blocco difensivo occidentale.

E malgrado sia cresciuto – anche grazie a una propaganda martellante e agli errori di Putin – il sostegno alla guerra nel Donbass anche in regioni orientali tradizionalmente filorusse come Dnepro, Kharkov, Krivoy Rog, ora sono i paesi europei a frenare. Per una serie di motivi, tutti molto seri. In primo luogo gli standard degli eserciti della Nato sono molti alti, e per adeguarsi Kiev dovrebbe mettere mano a un portafoglio che resta tristemente vuoto.

Un problema che si potrebbe anche risolvere, visto che il Fondo monetario internazionale deve versare ancora al paese slavo 18 miliardi di dollari di prestiti.

Tuttavia, almeno per ora, viste le crescenti tensioni con Trump, gli europei non sembrano avere fretta di aggiungere alla famiglia atlantica un parente povero e che porta in dote solo grattacapi.

LA RICHIESTA DI ADESIONE dell’Ucraina potrebbe essere afferrata dai partner europei della Nato come strumento di pressione su Putin per riaprire la partita degli adempimenti agli accordi di Minsk. Il Cremlino ha reagito con durezza alla decisione della Rada.

ll portavoce ufficiale del Cremlino, Dmitry Peskov, ha affermato di osservare con «preoccupazione al processo di espansione della Nato verso i nostri confini.
Crediamo che ciò minacci la nostra sicurezza e gli equilibri nella regione eurasiatica. La Russia, quindi, prenderà tutte le misure necessarie per riequilibrare la situazione e proteggere i propri interessi e la propria sicurezza».

E non senza una punta di sarcasmo, Peskov ha sottolineato che sarebbe sorprendente se Bruxelles accettasse l’adesione «di un paese in cui sono in corso una guerra civile e delle dispute territoriali».

LA CLAMOROSA DECISIONE di Kiev conclude una settimana di escalation nella guerra dei nervi tra i due paesi ex-sovietici. Nei giorni scorsi il ministero dei trasporti ucraino ha preannunciato l’interruzione dei collegamenti ferroviari con la Russia (che fa seguito alle analoghe misure per i voli aerei di 2 anni fa), ma soprattutto il governo ucraino ha confermato la volontà di reintrodurre del regime dei visti tra i due paesi.
Una misura che allenterebbe ancora più di quanto non lo siano già i legami tra Ucraina e Russia, mettendo purtroppo a rischio le condizioni di vita di oltre due milioni di migranti ucraini in Russia (un esercito di forza lavoro composto soprattutto da badanti e baby sitters) che verrebbero a trovarsi improvvisamente in condizione di illegalità.

Intanto, anche la «guerra calda» prosegue sottotraccia. Ieri le milizie delle Repubbliche popolari hanno annunciato di aver ucciso 11 soldati ucraini non lontano da Donetsk dopo un intenso scontro a fuoco.

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