Giornata mondiale dell’infanzia. Povertà educativa, scuola più ingiusta

Giornata mondiale dell’infanzia. Povertà educativa, scuola più ingiusta

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 In Italia ci sono oltre 770 mila famiglie che vivono in condizioni di povertà assoluta. Ciò comporta che almeno 1,4 milioni di bambini e adolescenti vivono sotto la soglia della povertà assoluta. Questo numero è cresciuto del 14 per cento in un solo anno

Si chiama «povertà educativa» dei bambini e degli adolescenti, si legge povertà economica e culturale dei genitori. Il rapporto emerge dall’ottavo atlante dell’infanzia a rischio di Save The Children – «Lettera alla scuola» – pubblicato da Treccani e in libreria a fine mese. In Italia ci sono oltre 770 mila famiglie che vivono in condizioni di povertà assoluta. Ciò comporta che almeno 1,4 milioni di bambini e adolescenti vivono sotto la soglia della povertà assoluta. Questo numero è cresciuto del 14 per cento in un solo anno.

LA CRISI SCAVA silenziosamente, produce effetti devastanti, ma sono in pochi a vederli, tranne quando i suoi numeri finiscono in un rapporto o quando si celebra, come ieri, la «giornata mondiale dell’infanzia». Il riferimento a Don Milani, e alla sua «lettera a una professoressa», è evidente sin dal titolo dell’Atlante di Save The Children. A cinquant’anni di distanza dalla sua pubblicazione, le diseguaglianze sociali si moltiplicano spinte dalla crisi e si riflettono, a cascata, sul rendimento scolastico.

NEGLI ISTITUTI con un indice socio-economico-culturale più basso, infatti, più di 1 quindicenne su 4 (il 27,4%) è ripetente, mentre negli istituti con indice alto la quota scende quasi a 1 su 23 (il 4,4%). Uno studente di quindici anni su 2 (il 47%) proveniente da un contesto svantaggiato non raggiunge il livello minimo di competenza in lettura, otto volte tanto rispetto a un coetaneo cresciuto in una famiglia agiata. Tra i bambini e i ragazzi che vivono in condizioni di disagio è ancora elevato il rischio di dispersione scolastica: nelle scuole secondarie di secondo grado il tasso di abbandono in un anno è stato del 4,3%, pari a 112 mila ragazzi, mentre in quelle di primo grado il tasso scende all’1,35%, che corrisponde a 23 mila alunni. Record in Sicilia dove queste scuole sono colpite da un tasso di abbandono del 5%, più basso solo di quello di Sardegna e Campania su un dato nazionale del 4,3%, mentre nell’Isola il tasso di abbandono nelle scuole secondarie di primo grado è l’1,32%, il più alto in Italia, su un dato nazionale dello 0,83%.

A ROMA – sostiene l’Associazione 21 luglio nella ricerca «ultimo banco» – si stima una presenza di circa 4100 minori rom in emergenza abitativa e in condizioni di povertà: 1350 di età compresa tra gli 0 e i 6 anni, 2750 tra i 7 e i 18. Questi bambini e ragazzi vivono in baraccopoli lontane da servizi essenziali, collocate nelle estreme periferie delle città e spesso a ridosso di zone inquinate e insalubri.

CONDIZIONI ABITATIVE di questo genere impediscono di frequentare la scuola, causano l’insorgere delle cosiddette «patologie da ghetto»: malnutrizione, scabbia, tubercolosi, o disturbi psichici come ansia e depressione. A Roma i dati sono allarmanti: 9 minori rom su 10 non hanno frequentato la scuola con regolarità, un minore rom su 2 è in ritardo scolastico e frequenta quindi una classe non conforme alla sua età anagrafica, infine, sulla media dei 1.800 bambini rom iscritti a scuola solo 198 hanno frequentato almeno i tre quarti dell’orario scolastico.

PER L’UNICEF un bambino su 12 nel mondo vive in paesi in cui le sue prospettive attuali sono peggiori rispetto a quelle che avevano i suoi genitori. 180 milioni di bambini vivono in 37 paesi in cui, rispetto a 20 anni fa, hanno maggiori probabilità di vivere in povertà estrema, non andare a scuola o morire in modo violento

FONTE: Roberto Ciccarelli, IL MANIFESTO



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