Vertice Nato: non in guerra ma non in pace, più soldi, armi e truppe

Vertice Nato: non in guerra ma non in pace, più soldi, armi e truppe

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L’investimento nella Difesa britannica salirà al 2,5% del pil nel 2030, la Spagna porterà al 2% la spesa militare, la Germania ha già portato a 100 miliardi la spesa militare. Biden ha annunciato altre armi all’Ucraina per 800

 

Come vincere la guerra senza farla? È la risposta a questa domanda d’emergenza che il vertice Nato chiuso ieri a Madrid – 40 anni dopo l’entrata della Spagna nell’Alleanza, che allora aveva suscitato molta contestazione – ha cercato di definire, camminando su un crinale sottile

TRAVOLTI dall’attualità, come già al G7 appena concluso a Elmau in Baviera, i paesi Nato hanno avuto una sola risposta: «investire nella Nato» per far fronte alla guerra riapparsa in Europa. Anche se, ha frenato Emmanuel Macron, «la Nato non è in guerra» ma «il continente europeo non è più in pace» e «la Russia porta da sola la responsabilità di questa guerra e delle conseguenze gravi che impone al mondo intero». Per l’Ucraina c’è l’assicurazione che l’aiuto durerà «fino a quando sarà necessario», anche se il paese non è membro Nato.

PIÙ SOLDI, dunque, per le armi: un aumento del budget «considerevole» ha detto il segretario della Nato, Jens Stoltenberg. Boris Johnson ha affermato che l’investimento nella Difesa britannica salirà al 2,5% del pil nel 2030, l’ospite Pedro Sanchez ha assicurato che la Spagna porterà al 2% la spesa militare a causa del «cambiamento tettonico» causato dalla guerra in Ucraina, la Germania ha già portato a 100 miliardi la spesa militare (calcolata fuori dal budget dello stato). Joe Biden ha annunciato altre armi all’Ucraina per 800 milioni, per rafforzare la difesa aerea, e si è impegnato a vendere dei caccia F-16 alla indisciplinata Turchia, che ottiene quello che vuole mercanteggiando la rinuncia al veto sull’ingresso di due ex paesi neutrali, Svezia e Finlandia, con l’arrivo di nuove armi e la testa dei rifugiati curdi e dei dissidenti politici fuggiti in quei paesi, per ora una lista di 33 nomi.

PER LA VENDITA di F-16 alla Turchia ci vuole l’accordo del Congresso, ma Biden è fiducioso di «poterlo ottenere». Erdogan fa pesare anche il ruolo che può avere per sbloccare i cargo di cereali nel Mar Nero, il cui blocco è minaccia alla sicurezza alimentare mondiale. Intanto, Svezia e Finlandia hanno firmato un memorandum che impegna sulla «cooperazione nella lotta al terrorismo». Macron però ricorda: «Non spetta alla Nato definire chi è terrorista e chi non lo è».

PIÙ SOLDATI: 300mila uomini in più sul fronte orientale per agguerrire la difesa terrestre, marittima e aerea. Per Italia e Germania ci sarà un sistema di difesa aereo, per la Spagna due cacciatorpediniere nel porto di Rota. In Polonia è già stata inaugurata una base permanente, un posto di comando avanzato che avrà 10mila uomini. Aumenta la presenza Nato in Romania e nei Baltici. La Germania e la Spagna si preparano a fornire dei carri Leopard all’Ucraina, dopo i Caesar francesi e la profusione di armi anglosassoni.

La Nato ha presentato lo Strategic Concept, il nuovo piano a lungo termine dell’Alleanza, che non era stato rivisto dal 2010. Allora, la Nato si era illusa su una possibile «partnership strategica con la Russia». Oggi la Russia è «la più importante e la più diretta sfida» per la Nato. Che per la prima volta cita nel documento finale anche la Cina, considerata «una sfida» per «interessi, sicurezza, valori» occidentali, che si «impegna a minare l’ordine internazionale». La Nato, a questo stadio, vuole evitare che il riavvicinamento Russia-Cina sia inevitabile.

IL NUOVO Strategic Concept deve tener conto dell’evoluzione recente della difesa europea, lo Strategic Compass varato a marzo, un obiettivo di rafforzamento per far fronte al rischio di un disimpegno Usa, che malgrado il dispiegamento ora in aumento in Europa a causa della guerra in Ucraina, guarda prima di tutto alla Cina. Ancora ieri Biden ha insistito sulla «sfida sistemica» rappresentata da Pechino. Il documento finale Nato afferma che Nato e Ue hanno «ruoli complementari, coerenti e che si rafforzano mutualmente» e insiste sul «valore» della difesa europea «più forte e più capace» per «contribuire positivamente alla sicurezza globale e transatlantica».

LA NATO infine ha firmato ieri una partnership con Tunisia e Mauritania per la lotta al terrorismo (islamico). Invece, la Spagna non ha ottenuto la garanzia Nato sull’applicazione dell’articolo 5 (la norma “attacchi uno, attacchi tutti”) per Ceuta e Melilla. E alla Georgia è stato detto che dovrà aspettare per diventare membro Nato (come per la Ue).

* Fonte/autore: Anna Maria Merlo, il manifesto



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