Crisi ucraina. Europa e Nato al summit di Zelensky per la Crimea

Crisi ucraina. Europa e Nato al summit di Zelensky per la Crimea

Loading

La penisola annessa dai russi nel 2014. Erdogan: «Restituirla è diritto internazionale». Dopo i droni-bomba (uno anche ieri), il vertice che l’anno scorso fu snobbato. Connessi tutti i big

 

Il mondo risponde ancora una volta alla chiamata di Zelensky. Il summit internazionale «Piattaforma per la Crimea», giunto alla sua seconda edizione, quest’anno ha visto la partecipazione di 60 leader mondiali schierati compattamente a favore del ritorno della penisola sotto la piena giurisdizione di Kiev.

Il tutto tra le preoccupazioni ucraine per eventuali attacchi nel giorno in cui ricorrono i 30 anni dalla proclamazione dell’indipendenza dall’Urss.

IL FORMAT è stato lanciato nel 2021 dallo stesso Zelensky in un momento in cui la sua popolarità era ben lontana dalle vette odierne. La guerra a bassa intensità nel Donbass continuava da 7 anni e ormai l’annessione de facto della Crimea sembrava incontrovertibile.

Nonostante le proteste del Parlamento europeo e della maggioranza degli stati dell’Onu che avevano anche stabilito (e rinnovato) sanzioni contro Mosca.

Dal canto suo il Cremlino ha sempre considerato la Crimea come un territorio russo assegnato all’Ucraina soltanto per motivi amministrativi durante l’Urss (1954).

Insieme a Donbass, Kharkiv e Odessa, la penisola del Mar Nero è sempre stato uno dei territori più legati alla lingua e alla cultura russa dell’Ucraina post-1991. Nel 2014, dopo lo scoppio delle proteste della cosiddetta «Euromaidan» e la cacciata del presidente filorusso Janukovych, le forze russe nella base della Marina di Sebastopoli, nell’ambito di un accordo di cooperazione tra Russia e Ucraina, occuparono la penisola.

SUCCESSIVAMENTE fu indetto un referendum (con i militari a presenziare il voto) al quale partecipò, secondo le stime russe, l’84% dei 2 milioni di residenti della penisola. Il 95% dei votanti si espresse per l’indipendenza, conscio del fatto che il neonato (e autoproclamato) parlamento della Crimea aveva già votato una risoluzione che, in caso di vittoria, chiedeva l’ingresso nella Federazione Russa.

Nel marzo del 2014 la Duma (il parlamento di Mosca) approvò un ddl per l’adesione della penisola alla Russia. Quattro anni dopo, nel 2018, fu inaugurato il ponte di Kerch, che collega la Crimea all’oblast di Krasnodar, in territorio continentale russo.

Quest’anno però è andata diversamente, l’invasione russa dell’Ucraina ha risvegliato la comunità internazionale che non solo ha tele-presenziato in massa alla conferenza (Von der Leyen, Macron, Scholz, Draghi, il segretario della Nato Stoltenberg, persino Boris Johnson, mentre il polacco Duda è andato di persona a Kiev), ma si è espressa con parole dure e inequivocabili sul destino della regione.

SULLO SFONDO gli attacchi ucraini alle strutture militari e logistiche russe delle ultime due settimane e le minacce più o meno velate dei funzionari di Kiev al ponte di Kerch. Persino ieri, mentre l’incontro era in corso, un drone ucraino ha tentato una sortita verso la base della marina russa di Sebastopoli. Stando alle fonti russe, il velivolo sarebbe stato abbattuto.

Tra le varie dichiarazioni spicca quella del presidente turco Erdogan, alleato di entrambi i belligeranti, per il quale «la restituzione della Crimea all’Ucraina è essenzialmente un requisito del diritto internazionale».

Per i turchi la Crimea rappresenta anche la patria dei Tatari, minoranza musulmana che, secondo alcuni report, dal 2014 in poi avrebbe subito discriminazioni, come ha ricordato anche il premier italiano Draghi: «Siamo preoccupati per il peggioramento dei diritti umani nella penisola e per le ingiustizie verso la comunità tatara». Ma per Putin, lo status della Crimea «non è in discussione».

A proposito di diritti negati, oggi potrebbe tenersi la prima udienza del processo ai militari ucraini fatti prigionieri dopo la caduta dell’impianto «Azovstal» a Mariupol. Gli ucraini accusano da settimane russi e separatisti di voler allestire una messa in scena. Hanno iniziato a circolare immagini di gabbie in costruzione alla filarmonica di Mariupol dove verranno trattenuti i processati.

* Fonte/autore: Sabato Angieri, il manifesto



Related Articles

Indocina, Algeria, Africa: pronti a morire per l’impero

Loading

Dalla fine del secondo conflitto mondiale non hanno mai smesso di fare la guerra

Tra i seguaci delusi di Aung San Suu Kyi

Loading

 Ma la Lady annuncia: “Correrò da presidente”    

Israele-Palestina. Lo scandalo della convivenza possibile

Loading

Che la convivenza si realizzi in due entità pseudo-sovrane, in due regioni federate o in un unico Stato, è un dettaglio tecnico del tutto secondario. L’essenziale è che gli uni e gli altri possano abitare con pieno diritto un fazzoletto di terra

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment