Hong Kong: due giorni di proteste, 49 arresti

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Ieri a Hong Kong, nel quar­tiere di Mong Kok, luogo com­plesso, cen­tro di mille traf­fici, non tutti pro­pria­mente leciti e legali, si sono svolte nuove mani­fe­sta­zioni. La poli­zia ha arre­stato almeno 37 per­sone, por­tando il bilan­cio totale delle per­sone fer­mate negli ultimi due giorni a 49.

I mani­fe­stanti hanno soste­nuto di essere tor­nati in piazza per l’ormai nota que­stione della pos­si­bi­lità di poter sce­gliere i pro­pri can­di­dati, alle ele­zioni del 2017, ma mostra­vano anche le foto di alcuni dis­si­denti cinesi, in par­ti­co­lare il pre­mio Nobel Liu Xiaobo in car­cere per una con­danna a 11 anni, con un intento chia­ra­mente anti Pechino.

Forse anche per que­sto motivo, l’ordine che è arri­vato dalla Cina con­ti­nen­tale è parso piut­to­sto deter­mi­nato: appog­gio totale all’attuale gover­na­tore dell’ex colo­nia e poco spa­zio, come già in pre­ce­denza, al dia­logo con i mani­fe­stanti. Quest’ultimi sono dun­que tor­nati in piazza dopo la fine delle pro­te­ste che per oltre 70 giorni ave­vano immo­bi­liz­zato Hong Kong. Un bot­tino minimo per i mani­fe­stanti, inca­paci di for­mu­lare richie­ste poli­ti­che spe­ci­fi­che e soprat­tutto rea­liz­za­bili al governo locale. E quindi ci si avvia alle ele­zioni del 2017, con il metodo deciso da Pechino: suf­fra­gio uni­ver­sale, ma con la pos­si­bi­lità di sce­gliere tra can­di­dati sta­bi­liti dal Pcc.

Pro­prio ieri, infatti, nelle prime uscite uffi­ciali, dopo la fine — per ora — del movi­mento Occupy, i lea­der di Pechino hanno riba­dito che la città dovrebbe man­te­nere il suo attuale «qua­dro poli­tico rigo­roso», offrendo misure di soste­gno per lo svi­luppo eco­no­mico. Xi Jin­ping e il pre­mier Li Keqiang hanno rice­vuto pro­prio ieri, nella con­sueta visita annuale, Leung Chun-ying, il chief exe­cu­tive di Hong Kong. Xi ha detto di aver capito che l’amministrazione di Hong Kong sta spin­gendo in avanti la riforma poli­tica in con­for­mità con la «Legge Fon­da­men­tale» dell’ex colo­nia e con la deci­sione del Con­gresso nazio­nale del popolo cinese.

«Il governo cen­trale darà incrol­la­bile soste­gno al governo di Hong Kong», ha spe­ci­fi­cato Xi, sot­to­li­neando la neces­sità, per l’amministrazione di Hong Kong, di man­te­nere la sta­bi­lità, «miglio­rando la vita delle per­sone». «Ho biso­gno di sot­to­li­neare che, avrebbe aggiunto Xi Jin­ping, secondo quanto ripor­tato dal quo­ti­diano dell’ex colo­nia South China Mor­ning Post, quando lavo­riamo su riforme poli­ti­che, lo svi­luppo dovrebbe adat­tarsi alle carat­te­ri­sti­che locali, essere ordi­nato e in con­for­mità con la legge, essere favo­re­vole al popolo e alla società di Hong Kong, alla sua pro­spe­rità e stabilità».

Da parte sua Leung ha spe­ci­fi­cato che «Hong Kong ha dovuto affron­tare una sfida senza pre­ce­denti per lo Stato di diritto e l’ordine», facendo un un rife­ri­mento impli­cito a Occupy Cen­tral, il movi­mento di disob­be­dienza civile che ha occu­pato le strade nel quar­tiere degli affari della città per oltre 70 giorni negli ultimi mesi.



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