1° novembre, urne riaperte in Tur­chia

1° novembre, urne riaperte in Tur­chia

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In Tur­chia è strage di kurdi. Secondo la stampa locale, in meno di un mese di ope­ra­zioni uffi­cial­mente anti-Isis e Pkk, ma soprat­tutto rivolte ad azze­rare il par­tito di Oca­lan, sareb­bero morti 771 tra civili e mili­tanti del par­tito dei lavo­ra­tori kurdi. E 55 sono invece i morti tra le forze di sicu­rezza turche.

Le ope­ra­zioni anti-Pkk sono ini­ziate il 24 luglio in seguito all’annuncio di un accordo tra Ankara e Washing­ton per l’uso delle basi nel Kur­di­stan turco con­tro lo Stato isla­mico in Siria e la for­ma­zione di safe-zone tur­che in ter­ri­to­rio siriano. Pochi giorni prima un atten­tato a Suruç, al con­fine tra Tur­chia e Siria, aveva cau­sato la morte di 33 gio­vani socia­li­sti che avreb­bero dovuto por­tare aiuti per la rico­stru­zione di Kobane (Rojava).

L’ultima vit­tima degli scon­tri è Ali Akpi­nar, 19 anni, attac­cato da uomini masche­rati nella sua abi­ta­zione di Mar­din. Akpi­nar era già rima­sto ferito in un’esplosione nel quar­tiere di Artu­klu. Prima di lui, a Nusay­bin (altro quar­tiere dell’antica città del Kur­di­stan turco) tre civili sono rima­sti feriti per una bomba col­lo­cata su un ponte dai mili­ziani del Pkk.

A Istan­bul, dopo gli attac­chi al con­so­lato Usa e al palazzo Dol­ma­ba­hce, due uomini armati hanno attac­cato le sta­zioni di poli­zia di Ese­nyurt. A Sir­nak un uomo ha aperto il fuoco con­tro la poli­zia di Ulu­dere. Men­tre a Kara­cali i poli­ziotti hanno rin­ve­nuto due ordi­gni ine­splosi. Nella pro­vin­cia di Hak­kari, cin­que mem­bri del Pkk sono stati uccisi dalla poli­zia nel quar­tiere di Yuk­se­kova. Secondo le auto­rità tur­che, sono 854 i mili­tanti Pkk ad essersi con­se­gnati alla poli­zia, rinun­ciando alla lotta armata, da marzo.

Il popolo kurdo con­ti­nua la sua resi­stenza orga­niz­zan­dosi in comi­tati popo­lari e bloc­cando le strade. Da Amed a Sir­nak, da Gazi a Silopi, da Hak­kari a Cizre fino a Nusay­bin, assem­blee popo­lari locali hanno annun­ciato di non rico­no­scere più le isti­tu­zioni sta­tali, dichia­rando che si auto­ge­sti­ranno e si auto-difenderanno. Da sei giorni sono in scio­pero della fame i pri­gio­nieri poli­tici di Pkk e del par­tito kurdo ira­niano Pjak, nelle car­ceri turche.

Il pre­mier in pec­tore Ahmet Davu­to­glu ha ripe­tuto che non è in corso un’operazione con­tro i kurdi, ma con­tro il par­tito di Oca­lan. Ovvia­mente popolo kurdo e Pkk non sono sovrap­po­ni­bili ed è nell’interesse del par­tito di Erdo­gan moti­vare i nazio­na­li­sti kurdi ad abban­do­nare il par­tito demo­cra­tico del Popolo (Hdp) in vista delle ele­zioni anticipate.

Il voto deve tenersi entro il 22 novem­bre, quando scade il ter­mine pre­fis­sato dalla Costi­tu­zione in seguito alla remis­sione del man­dato di Davu­to­glu nelle mani del pre­si­dente. E così la data sta­bi­lita per le ele­zioni è il 1 novem­bre. Tutti i col­lo­qui per la for­ma­zione di governi di mino­ranza, di scopo o di coa­li­zione sono fal­liti per la com­pleta indi­spo­ni­bi­lità di Akp (che nelle urne del 7 giu­gno ha otte­nuto il 40%) di rag­giun­gere un com­pro­messo con il secondo par­tito: i kema­li­sti di Kilicdaroglu.

Si andrà al voto con il governo ad inte­rim di Davu­to­glu (in cui potreb­bero anche esserci mini­stri di Hdp). Que­sto ricorso ad ele­zioni anti­ci­pate suona come stra­te­gia con­so­li­data. Con­ti­nui ritorni alle urne ser­vono per mar­gi­na­liz­zare e disat­ti­vare i movi­menti. Que­sta è la stra­te­gia di Erdo­gan nei con­fronti della sini­stra filo-kurda di Demirtas.

Ma Hdp non si fa inti­mi­dire e punta a fare man bassa di voti. Dal quar­tier gene­rale del par­tito si spera che nel voto di novem­bre Hdp possa supe­rare il 13% (e addi­rit­tura pun­tare al 20% dei con­sensi). In attesa del voto, il governo ha chie­sto al par­la­mento l’estensione della cam­pa­gna in Siria e in Iraq, prima che si formi il nuovo governo che potrebbe osta­co­lare il provvedimento.



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