Iran. L’Isis rivendica la strage, Teheran accusa Israele e Usa

Iran. L’Isis rivendica la strage, Teheran accusa Israele e Usa

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L’ex parlamentare Mahmoud Sadeghi: «Perché le telecamere di sorveglianza, puntate su donne senza velo, non hanno identificato i terroristi?»

 

A meno di due mesi dalle elezioni del parlamento e dell’Assemblea degli esperti, un organo clericale composto da 88 membri incaricato di designare e supervisionare l’operato del leader supremo, l’Iran subisce uno dei peggiori attentati degli ultimi anni. Due esplosioni nel Cimitero dei Martiri a Kerman, avvenute durante le cerimonie del quarto anniversario della morte del generale Soleimani, ucciso dagli americani, hanno causato la perdita di 95 vite e il ferimento di 284 persone di cui 28 minori. Ahmed Vahidi, ministro degli Interni ha dichiarato ieri: «Alcuni feriti sono attualmente ricoverati in terapia intensiva, e le loro condizioni generali non sono buone. Il numero dei martiri potrebbe aumentare nelle prossime ore o giorni. Si è trattato di un attacco amaro, codardo e mercenario, compiuto da terroristi che temevano il martire Soleimani e oggi temono i suoi sostenitori e seguaci, nonché coloro che sono venuti a piangere e ricordarlo».

HAMSHAHRI, un importante quotidiano, ha riferito che nella città di Kerman si sono sentiti colpi di arma da fuoco nella mattinata di giovedì. Tuttavia, il comandante del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie di Kerman ha smentito la notizia e affermato che la situazione nella provincia è completamente calma e normale.
Esaminando le prove e le testimonianze, compresi i filmati Cctv, le autorità affermano con certezza che una delle esplosioni è dell’attacco terroristico è stata il risultato dell’azione di un attentatore suicida, e l’altra è molto probabilmente avvenuta con la stessa dinamica.

Mahmoud Sadeghi, ex parlamentare, si è rivolto al ministro degli Interni scrivendo: «Invece di dare direttive illegali, dovresti essere responsabile delle falle nella sicurezza che costano la vita a persone innocenti». E ha aggiunto: «I funzionari della sicurezza e delle forze dell’ordine devono spiegare il motivo per cui le loro sofisticate telecamere, che sono orientate su donne e ragazze (alludendo al riconoscimento delle donne senza velo islamico, ndr), non sono state in grado di identificare i terroristi».
I principali quotidiani citano un canale Telegram in cui l’Isis avrebbe rivendicato l’attentato. Un altro canale Telegram, legato ai Guardiani, mette in dubbio la versione dicendo che i due attentatori che compaiono nel video hanno il volto coperto. Alcuni funzionari iraniani hanno accusato Usa e Israele di essere coinvolti nell’incidente. Ieri sera Matthew Miller, portavoce del dipartimento di Stato americano, ha definito le accuse infondate: «Gli Stati uniti non sono coinvolti in alcun modo, e qualsiasi allusione al contrario è ridicola; non abbiamo motivo di credere che neanche Israele sia coinvolto in questa esplosione».

IL QUOTIDIANO Keihan, giornale ultra conservatore, ha puntato il dito su Tel Aviv: «Se non verrà data una risposta proporzionata, calcolata e immediata, questi omicidi continueranno sicuramente anche a Teheran».
L’attentato terroristico avviene mentre il Paese attraversa un momento delicato con la crisi in corso nel Medio Oriente e affronta molteplici gravi problemi interni. Il governo, preso dalla guerra tra Israele e Gaza, deve affrontare risposte a molteplici questioni di vitale importanza e, contemporaneamente, gestire la crisi interna.
L’uccisione di Razi Mousavi, figura di spicco del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche a Damasco, e l’assassinio di Saleh al-Arouri, vice capo politico di Hamas a Beirut, rappresentano gravi colpi al prestigio della Repubblica Islamica.

IERI INOLTRE l’ufficio del primo ministro iracheno Mohammed Shia al-Sudani, ha confermato che la sede del supporto logistico di Hashed al-Shaabi, ex unità paramilitari filo-iraniane integrate nelle forze armate irachene, è stata presa di mira dalle forze della coalizione internazionale in Iraq. Nell’attacco ha perso la vita Mushtaq Talib al-Saidi, vice comandante delle operazioni del gruppo. Tutto ciò rende necessaria una risposta adeguata nel pensiero difensivo militare della Repubblica Islamica.
Teheran, finora, ha saputo dosare le sue azioni, tenendosi lontana da un coinvolgimento diretto nel conflitto. Tuttavia, la continuazione del massacro a Gaza e l’ostinazione israeliana nel non concedere un cessate il fuoco, nemmeno per ragioni umanitarie, unita ai colpi inflitti ai suoi esponenti all’estero e ai suoi alleati, costringono la Repubblica Islamica a reagire.

L’ESTABLISHMENT al potere sa che gestire la crisi della politica estera e perseguire le sue ambizioni senza un sostegno popolare è un compito assai difficile. Inizialmente, sembrava che non fosse attribuita particolare importanza alla partecipazione popolare nelle prossime elezioni, con sondaggi che indicavano minimi storici. Tuttavia, ora si sta dedicando un considerevole sforzo per motivare la popolazione a recarsi alle urne. Il leader supremo, Ali Khamenei, ha dichiarato ieri: «Chi è contro le elezioni è contro l’Islam». L’ex presidente Hassan Rouhani, spesso bersaglio delle critiche conservatrici, ha implorato l’opinione pubblica di non boicottare le elezioni.

* Fonte/autore: Francesca Luci, il manifesto



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