Il nuovo governo si troverà alle prese con la tenaglia della policrisi

Il nuovo governo si troverà alle prese con la tenaglia della policrisi

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Ocse: il Pil crollerà dal 3,4 allo 0,4% nel 2023. E arrivano le ingiunzioni della Bce che sta provocando una recessione per contenere l’inflazione. Dopo l’implosione del governo Draghi ecco lo scenario economico-politico che attende l’estrema destra postfascista proiettata al governo in un paese avvitato in una crisi provocata dal covid, speculazione sui prezzi e guerra.

 

L’estrema destra post-fascista che andrà al governo in Italia dovrà affrontare la policrisi provocata dalla somma del Covid, dell’inflazione e della guerra russa che ha fatto implodere il governo Draghi. Nel 2023, ha ribadito ieri l’Ocse, il Pil potrebbe crollare di tre punti, precipitando dal 3,4 per cento del 2022 allo 0,4%. Così sarà bruciato il rimbalzo tecnico del Pil provocato dai lockdown anti-Covid (-8,9%). Il crollo riguarda tutti i paesi Ocse, compresa la Germania. L’ex «locomotiva d’Europa», economia manifatturiera di cui l’Italia è tra i subfornitori, registrerà una contrazione del Pil dello 0,7% (dall’1,7% di giugno) dopo l’aumento dell’1,2% nel 2022.

Lo scenario attualmente definito di «stagflazione» dalla Banca centrale europea (Bce), sembra però pronto a trasformarsi in recessione, e non solo per le ritorsioni di Putin sul gas. L’Ocse ha esplicitato ciò che la Bce sta dicendo da mesi con parole tecniche fuorvianti che peggiorano la situazione. L’inflazione (al 7,8% nel 2022, al 4,7% nel 2023 in Italia) è dovuta a fattori esogeni come il blocco delle catene del valore nella Cina alle prese con nuove ondate di Covid e alla speculazione di Stati e mercati sui prezzi delle materie prime energetiche. In questa situazione le banche centrali hanno deciso di creare una recessione aumentando i tassi di interesse al 4,5-4,75% negli Stati Uniti, al 4,5 per cento in Canada, al 4,25% nel Regno Unito nel 2023. Nell’area dell’euro al 4%. L’Ocse ha confermato che questa politica «rallenta la crescita mondiale», nel senso che porterà al blocco dei consumi, dei mutui, al congelamento dei salari e a un ulteriore ristagno dei salari. Senza contare le politiche di austerità nel bilancio. Si spiega così la ritrosia di Draghi rispetto alle richieste di «scostamento di bilancio» per affrontare il caro bollette (i 30 miliardi di euro chiesti da Salvini, ma in pratica da tutti i partiti). Tutto questo per evitare guai peggiori, dicono.

I guai di sicuro dovrà gestirli il prossimo governo di estrema destra in Italia che si propone – con la flat tax e il taglio del cosiddetto «reddito di cittadinanza» – di fare come Liz Truss in Inghilterra: tagliare le tasse a ricchi e benestanti affinché qualcosa «sgoccioli» verso chi sopravvive a stento. Una politica già in sé devastante, e ancora peggiore in una recessione. Così la corrente thatcheriana reazionaria favorirebbe una doppia recessione distruggendo una società presa nella tenaglia delle diseguaglianze, dell’apatia, del catastrofismo.

Nuovi brividi hanno attraversato ieri un’audizione al parlamento europeo della presidente della Bce Christine Lagarde. Il 2023 «sarà sicuramente un anno difficile» ha detto. Poi l’avvertimento a Meloni e ai suoi sodali (ma vale per tutti): lo «scudo antispread» definito in contemporanea con l’aumento dei tassi di interesse non copre gli errori «che possono essere commessi» da un governo (Meloni?). In ogni caso vanno attuati il Pnrr e le raccomandazioni UE mentre le destre faranno la politica della redistribuzione al contrario.

* Fonte/autore: Roberto Ciccarelli, il manifesto

 



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