Scudo Nato antimissile nell’Europa dell’Est L’ira russa: “Reagiremo”

Scudo Nato antimissile nell’Europa dell’Est L’ira russa: “Reagiremo”

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Arrivano i missili della discordia. Ordigni antimissile difensivi contro eventuali atomiche mediorientali o nordcoreane, dice la Nato. No, minaccia alla nostra sicurezza, replica la Russia, che ora non esclude di «uscire dal Trattato Start» sulla riduzione degli arsenali nucleari. Da ieri, l’Alleanza atlantica ha iniziato a Desevelu, in Romania, lo schieramento di razzi antimissile Sm-2, oggi cominceranno a Redzikovo in Polonia i lavori per la loro seconda base. «Non sono rivolti contro i missili atomici strategici russi, sono troppo pochi, troppo a sud, troppo vicini alla Russia, lo abbiamo spiegato più volte ai russi», ha detto il segretario generale della Nato, l’ex premier laburista norvegese Jens Stoltenberg. «Il sistema ci minaccia, risponderemo », ha risposto Dmitri Peskov, portavoce del Cremlino. Così torna tra Occidente e Federazione russa un clima da guerra fredda tra due Blocchi.

Stoltenberg in persona ha inaugurato il sito a Deveselu. Rampe per gli Sm-2, missili antimissile con un raggio limitato, sui 170 chilometri. E radar molto più potenti, in grado secondo Mosca di intercettare molto più velocemente il lancio di missili intercontinentali russi. Dunque un colpo all’equilibrio del terrore: la “mad” (mutually assured destruction, distruzione reciprocamente garantita). Cioè la possibilità delle due superpotenze di colpirsi all’improvviso a vicenda con un attacco atomico a tappeto. Incubo che da decenni in mancanza di meglio garantisce la pace. «Noi siamo preoccupati per il crescente numero di paesi imprevedibili che in Medio Oriente e Asia hanno missili balistici, per questo vogliamo lo scudo antimissile Nato, non contro Mosca », ha spiegato Stoltenberg, «più volte abbiamo offerto alla Russia di costruire il sistema insieme contro quelle minacce». Mosca non ci crede. «La questione, contro chi sia rivolto questo sistema della Nato resta aperta », ha sottolineato Peskov; «il presidente Putin ha chiesto ripetutamente contro chi il sistema funzionava o avrebbe funzionato in futuro. Stiamo già adattando misure per garantire il necessario livello di sicurezza della Russia».

Torna dunque, dalle due parti, la corsa agli armamenti. Mosca schiera attorno a Kaliningrad gli Iskander, ordigni atomici da 415km di gittata, sviluppa il supermissile intercontinentale Ss-30 che vola a 20mila km orari ed è ritenuto invulnerabile agli antimissile, schiera i nuovi bombardieri tattici Sukhoi 34. Ammodernamento necessario, afferma il Cremlino. Nuove minacce, secondo falchi e pessimisti occidentali. L’insistenza con cui Polonia, Romania, Stati baltici chiedono alla Nato di cui sono membri più forze al confine aumenta in Russia e Nato paure e nervosismo. «Non cerchiamo lo scontro con Mosca, non vogliamo una nuova guerra fredda, bensì un rapporto più costruttivo con la Russia», insiste Stoltenberg. Ma il clima appare diverso: torna la percezione dei “due Blocchi”, una generazione dopo il 1989.

 

 



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Scriveva ma non era soltanto uno scrittore. Pescava  coi pescatori di Gaza e non era un pescatore. Registrava interviste e raccoglieva storie ma non faceva solo il giornalista. Se serviva stava coi netturbini e coi contadini  e li accompagnava nella buffer zone,  al confine tra Gaza e Israele. Stilava report sui diritti umani negati. Organizzava convogli come quello della Freedom Flotillia. Manifestava contro l’occupazione. 

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