Omicidi bianchi. Luana D’Orazio, operaia di 23 anni, muore in un’azienda tessile
PRATO. Aveva solo 23 anni Luana D’Orazio, morta sul lavoro in modo orribile in un’azienda tessile di Oste di Montemurlo, nel pratese. La ragazza, mamma di un bambino di cinque anni e dipendente dell’azienda di circa un anno, è rimasta impigliata nel rullo dell’orditoio, l’ingranaggio della macchina che permette di preparare la struttura verticale della tela che poi costituirà la trama del tessuto, appunto l’ordito. Luana non ha avuto nemmeno il tempo di gridare, a pochi metri di distanza c’era un suo collega girato di spalle, quando si è voltato ha dato subito l’allarme ma i soccorsi sono stati inutili.
I tecnici del dipartimento di prevenzione sul lavoro dell’Asl hanno messo i sigilli al macchinario della ditta, l’Orditura Luana, per verificare se tutti i dispositivi di sicurezza fossero attivati e se abbiano funzionato correttamente. Comunque per Cgil Cisl Uil e Filctem Femca Uiltec di Prato “non si può non rilevare che ancor oggi si muore per le stesse ragioni e allo stesso modo di cinquant’anni fa: per lo schiacciamento in un macchinario, o per la caduta da un tetto. Non sembra cambiato niente, nonostante lo sviluppo tecnologico dei macchinari e dei sistemi di sicurezza. È come se la tecnologia si arrestasse alle soglie di fabbriche e stanzoni, dove troppo spesso la sicurezza continua ad essere considerata solo un costo”. Tre mesi fa sempre nel pratese, a Montale, c’era stato un altro incidente mortale in un’azienda tessile: la vittima, un operaio soli 22 anni, era rimasto schiacciato da una pressa.
* Fonte: Riccardo Chiari, il manifesto
Related Articles
Nel 2016 133 milioni di voucher e boom licenziamenti
I ticket lavoro sono cresciuti del 23,9% rispetto al 2015, del 95% rispetto al 2014
La Spagna blocca gli sfratti
CRISI Stop delle banche dopo gli ultimi casi di suicidio. Pp e Psoe pronti a modifiche alla legge. 500 sgomberi al giorno e 2 milioni di case sfitte. Il parlamento vara una commissione
Agnelli, l’eredità non si tocca Margherita perde anche in appello